Un celebre spot di qualche decade fa recitava: “Una telefonata ti allunga la vita”. Erano i tempi in cui il ‘cellulare’ o smartphone che dir si voglia non aveva preso il sopravvento sulla vita quotidiana di ogni individuo. C’era ancora il telefono tradizionale, quello collegato con un filo alla presa fissata alla parete che dettava legge e teneva in collegamento parenti, amici e affari. Ma oggi che tutto corre via etere e che gli apparecchi telefonici moderni costano più della comunicazione in sè, sembra paradossale che per qualcuno la spesa telefonica fissa abbia ancora cifre a più zeri. Quel qualcuno, nemmeno a dirlo, sono gli enti pubblici territoriali dove spesso e ben volentieri la spesa è poco o nulla controllata. Grazie ad una ricerca richiesta dall’agenzia Adn Kronos alla Fondazione Gazzetta Amministrativa della Repubblica Italiana, è venuto fuori quali enti sono più distratti e quindi più spendaccioni nella spesa telefonica fissa.
Nemmeno a dirlo la Campania e le sue province non ci fanno una bella figura, ma con Napoli che inaspettatamente risulta addirittura virtuosa.
La Fondazione Gazzetta Amministrativa della Repubblica italiana ha stilato una classifica dei costi sostenuti nel 2021 da Regioni e capoluoghi di Provincia per il mantenimento dei loro uffici e delle loro strutture, con tanto di assegnazione di rating.
Basilicata, Toscana e Lombardia sono risultate le Regioni italiane più ‘virtuose’ nella spesa per telefonia fissa. In particolare, per questa voce di costo, nel 2021 la Basilicata ha speso 14.420,11 euro, la Toscana 84.070,37 e la Lombardia 115.478,95. Ad essere ‘promosse’ per la spesa in telefonia sono anche Liguria e Molise con un importo rispettivamente di 46.364,16 e 18.258,33.
Il Lazio è la Regione italiana che, in valore assoluto, detiene il record per le spese sostenute per telefonia fissa: 2.464.450,58 euro nel 2021, ma vanno male, anche: Puglia (803.044,88) e Campania (1.590.376,50); Emilia-Romagna (1.428.698,55)
Capoluoghi – Sono 18 quelli ‘promossi’ nella gestione della spesa per la telefonia fissa. A risultare più ‘virtuosi’ per questa voce di costi dell’ente sono Cuneo, che ha speso solo 10.940,91 euro, seguito da L’Aquila (15.371,61), Grosseto (16.135,86), Varese (17.419,43), Teramo (18.769,45), Rovigo (19.315,91), Trento (25.574,03), Arezzo (35.977,41), Pescara (38.671,83), Bolzano (43.971,58), Reggio Emilia (47.643,15), Rimini (48.201,37), Ferrara (51.875,84), Modena (60.147,70), Parma (60.795,15), Trieste (67.476,96), Napoli (104.205,31), Milano (302.409,32).
Ancora più folto il gruppo di città che risultano virtuose per questa voce di spesa: Livorno, Siena, Asti, Padova, Verona, Forlì, Palermo, Cesena, Crotone, Foggia, Messina, Bergamo, Cagliari, Perugia, Caserta, Como, Savona, Macerata, Terni. Ma anche: Latina, Cremona, Pavia, Udine, Imperia, Matera, Piacenza, Viterbo, Barletta, Isernia, Fermo, Ragusa, Gorizia, Lodi, Novara, Campobasso, Brescia, Bologna, Genova, Vercelli, Massa, Catania, Taranto, Vibo Valentia, Venezia, Lecco.
Ottengono un rating intermedio: Andria, Caltanissetta, Verbania, Belluno, Vicenza, Reggio Calabria, Firenze, Urbino, Cosenza, Roma, Ancona, Siracusa, Pordenone, Aosta, Salerno, Catanzaro. Ma anche: Prato, Ascoli Piceno, Pistoia, Trapani, Brindisi, Monza, Mantova, Bari, Chieti, Biella, Trani, Treviso, Torino. A seguire: Alessandria, Agrigento, Lucca, Oristano, Potenza, Sondrio, Ravenna, La Spezia, Nuoro, Carbonia, Pesaro, Sassari, Pisa.,
Rieti, Benevento, Avellino, Frosinone, Enna e Lecce sono i sei capoluoghi di provincia meno ‘efficienti’ nelle spese per telefonia fissa. Analizzando la classifica, si scopre che Lecce ha speso ben 1.067.841,48 euro, seguita a distanza da Benevento (349.832,34), Enna (334.721,34), Avellino (330.861,36), Frosinone (300.229,16) e Rieti (254.498,33).
E’ comunque Roma il capoluogo di provincia che, in valori assoluti, ha la maggiore uscita di spesa per telefonia fissa, raggiungendo nel 2021 la cifra record di 13.130.061,66 euro.