Sullo stato di salute della sanità pubblica nel Sannio e in particolare sul recente episodio (leggi qui) delle ambulanze rimaste in attesa per ore all’ingresso del pronto soccorso del San Pio, interviene con una nota stampa Nicola Boccalone, per tre anni (dal 2011 al 2014) direttore generale dell’ospedale Rummo. Scrive Boccalone:
“Il territorio in tutte le sue espressioni ha manifestato le proprie incontenibili reazioni rispetto all’immagine che mortifica non solo la contemporaneità ma anche la storia della sanità sannita che da sempre si identificava, con orgoglio, nell’Azienda Ospedaliera Rummo.
“Tutto funziona per il meglio”… così ha dichiarato nei giorni scorsi il Direttore Generale che faceva eco ai suoi predecessori che avevano più volte dichiarato che il Rummo avrebbe sistemato al meglio l’intera filiera dell’emergenza/urgenza con ammodernamento tecnologico fino all’innesto della medicina nucleare come testimoniano le manifestazioni nel tempo.
Addirittura… veniva propagandato che il Sant’Alfonso Maria de Liguori con il passaggio al Rummo avrebbe risolto definitivamente ogni suo problema e che il famigerato decreto n. 41 datato 2019 era da considerare la pietra miliare della esplosione incontenibile di offerta sanitaria all’intero territorio sannita. Ne saremmo stati tutti grati e contenti.
E però, alle file di ambulanze del Rummo fa riscontro il piazzale vuoto del Sant’Alfonso Maria de Liguori che se non eccede in domanda di sanità forse la ragione è che non stimola speranze e aspettative tali da incoraggiare il superamento del varco di accesso.
Le ragioni delle ambulanze in fila partono da lontano, hanno radici che coincidono dall’uscita del piano di rientro da parte dell’Azienda Rummo avvenuta ufficialmente con decreto commissariale, dott. Polimeni, datato 2016 per effetto delle gestioni e delle politiche sanitarie precedenti. La fuoriuscita dal dissesto sanitario aprì le porte ad una rigenerazione robusta di progetti e programmi recuperando il favore del sistema normativo di accompagnamento nonché risorse finanziarie capaci di dare corpo e sostanza ai progetti e programmi.
Orizzonti e prospettive che invece non sembrano abbiano trovato attuazione se non nel solo pensiero di chi da tempo le proclama.
Sul piano strutturale è stata costituita l’Azienda San Pio con annesso il Sant’Alfonso di Sant’Agata de’ Goti, ma con idee di futuro poche e confuse.
Sul piano assunzionale le altre aziende sanitarie campane avviavano concorsi per medici, infermieri, OSS e personale tecnico e amministrativo, mentre l’Azienda Ospedaliera San Pio bandiva, sì concorsi, incassava i 10 euro per ogni domanda di partecipazione e poi sistematicamente revocava il concorso incamerando finanche i soldi incassati (dicono circa 80.000 euro).
Così, la comunità beneventana non solo pagava per partecipare a concorsi, mai più celebrati, ma vedeva ricoprire quei posti di lavoro presso l’ospedale di Benevento da personale proveniente dagli scorrimenti di graduatorie di altre province, in particolare Salerno, Avellino e Napoli. Un flusso migratorio di persone non del territorio che ha inciso non positivamente sul livello di affezione all’Azienda, per cui agli arrivi per mobilità hanno fatto seguito ulteriori trasferimenti nelle sedi più vicine ai luoghi di provenienza. Il Rummo così è diventato una sorte di hub ferroviario/sanitario di arrivi e partenze.
L’Azienda San Pio non risulta aver avuto una sua graduatoria di infermieri, OSS, Dirigenti Amministrativi e tecnici. La rinuncia ad attivare procedure di selezione “ha costretto e costringe” la dirigenza del Rummo a reclutare personale attraverso il ricorso allo scorrimento di graduatorie altrui con l’effetto di prendere i meritevoli ma non il meglio.
Si è dato fondo ad una serie di attività così concertate e convergenti che sembra quasi che il progetto posto in essere dal 2006 ad oggi coincida con l’arretramento dell’offerta sanitaria dell’Azienda.
Le risorse spese in tendaggi, giardini, ingressi e finanche un robot DaVinci (12 milioni di euro) noleggiato in piena pandemia e in una dichiarata insufficienza di personale medico e infermieristico, contribuiscono a dare sostanza all’idea che a Benevento esisteva una volta un DEA di secondo livello.
Da queste circostanze perché sentirsi meravigliati dallo “spettacolo” dato dalle ambulanze in fila.
Al San Pio potrebbe non essere fuor di dubbio che le assunzioni per amministrativi ed infermieri, con annessi OSS con prescrizioni, siano forse superiori ai dirigenti medici.
Le ambulanze in fila non sono certo il frutto di situazioni contingenti ma hanno ragioni ben piantate nella seconda parte dello scorso decennio.
Non è questione di soldi ma di saldi di programmazione per progetti e programmi che non brillano certo per chiarezza e attuazione con un territorio che rivendica il rispetto dei LEA pur avendo risorse sufficienti con anche la preziosa disponibilità di strutture sanitarie pubbliche (Sant’Agata de’ Goti, Cerreto Sannita, San Bartolomeo in Galdo) che attendono solo di essere utilizzate al meglio”.