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NAPOLI – Napoli perde 8 posti e precipita al 98esimo tra le 107 province italiane nella classifica sulla qualità della vita stilata dal Sole 24 Ore. Una bocciatura pesante, che si può solo parzialmente spiegare con le difficoltà strutturali della città: il post pandemia e la guerra in Ucraina pesano eccome.

“La crisi inizia a mordere sul territorio, soprattutto nel Mezzogiorno e allarga il divario con il resto del Paese – si legge sul giornale di Confindustria – Affiorano i primi sintomi di una popolazione sotto shock per la corsa dei prezzi: le famiglie restano schiacciate sotto il peso di un’inflazione mai così alta dai primi anni Ottanta e il caro energia si abbatte su imprese e amministrazioni locali, in difficoltà nella gestione dei budget. Di questi fenomeni è cartina di tornasole la 33esima edizione della classifica sulla qualità della vita del Sole 24 Ore. L’indagine fotografa il livello di benessere nei territori in base a 90 indicatori, di cui 40 aggiornati nel 2022”.
 
E quali sono gli indicatori che fanno precipitare il capoluogo partenopeo così in basso in classifica? Tre in particolare: a parte quello sulla percentuale di occupati soprattutto nella fascia giovanile, quelli inerenti la sanità e la sicurezza. Per quanto riguarda il primo aspetto, nonostante la lezione impartita dalla pandemia, a soffrire in modo particolare è la sanità di prossimità: a Napoli, il numero dei medici di famiglia è calato del 13%. Molti sono andati in pensione o hanno lasciato il posto di lavoro e sono pochi i giovani professionisti pronti a prendere il loro posto. Per quanto riguarda la sicurezza, invece, il capoluogo campano si classifica al 104esimo posto, facendo meglio tra le grandi aree metropolitane di Roma, ma non di Milano, essendo schiacciata dal primato negativo delle rapine.