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Fischi, mugugni e imprecazioni. La serata del Benevento si è conclusa come peggio non poteva. Agli spettatori del Ciro Vigorito non è andata proprio giù la prestazione inconcludente messa in mostra dalla squadra di Cannavaro contro il Palermo, in uno scontro diretto per la salvezza che proprio l’allenatore alla vigilia aveva definito “una finale”. I giallorossi hanno calciato una sola volta in porta, non sono riusciti a sfruttare l’energia e l’entusiasmo generati dagli oltre settemila spettatori che speravano di festeggiare il ritorno a una vittoria casalinga (manca dal 28 agosto giorno del successo sul Frosinone). 

Tutto lasciava presagire qualcosa di diverso. La presentazione dell’inno ufficiale, l’esibizione del rapper sannita Tamburo accompagnata dallo sventolio di centinaia di bandierine distribuite in tutti i settori dell’impianto. Tanti gli occhi lucidi, perché un brano che parla della storia di un amore chiamato Benevento, della genesi di una passione tramandata di padre in figlio, non può lasciare indifferente chi ha la maglia giallorossa tatuata sulla pelle. Ecco perché i tifosi si attendevano una reazione diversa dalla squadra, quanto meno una prova di cattiveria che non si è vista soprattutto negli ultimi trenta metri, dove la Strega avrebbe dovuto azzannare l’avversario e prendersi la partita. 

Nulla di tutto ciò. Bordate di fischi hanno salutato l’uscita dal campo di Forte e Farias a inizio ripresa (zero tiri nello specchio in due), stesso trattamento riservato a tutta la rosa al triplice fischio, nel momento del triste passaggio sotto la Curva Sud. Teste chine, sguardi affranti e tanto nervosismo. Una volta terminato il confronto, Letizia ha provato un approccio vivace con l’arbitro Baroni a centrocampo. Cannavaro e Foggia sono andati a calmarlo ma a loro volta hanno rivolto al direttore di gara parole figlie del malcontento per episodi giudicati dubbi. Il tecnico lamenta un mancato rigore definito plateale su La Gumina a inizio partita e un fallo su Viviani nell’azione del gol di Brunori. “Non vorrei che gli episodi di Reggio Calabria abbiano influito”, ha poi dichiarato alla stampa. Parole che non fungono comunque da alibi per la prestazione ampiamente deludente dei suoi. 

Molti tifosi sono andati via prima del fischio finale nonostante la segnalazione di ben sette minuti di recupero, questo la dice lunga sull’impressione di pericolosità fornita dalla squadra nell’arco di tutta la ripresa. Ne è conseguito che l’inno inaugurato soltanto poche ore prima, diffuso dagli altoparlanti a gara terminata, si è paradossalmente mescolato alle urla, ai fischi e all’insoddisfazione palpabile. E tanto per non farsi mancare nulla, la giornata di campionato è stata uno tsunami che ha smosso di parecchio le acque nella zona bassa della classifica. Vero che il Benevento è in buona compagnia nel gruppone dei disperati, ma adesso ha soltanto una squadra alle sue spalle, il Perugia, che pure sta dando segnali di ripresa. Per i tifosi è l’ennesima domenica da incubo di questa stagione imprevedibile. 

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