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C’è la nuova strategia adottata dalla procura di Salerno con la  direzione del procuratore Giuseppe Borrelli a tracciare il percorso che ha consentito di fermare due associazioni camorristiche operanti nell’Agro nocerino. Ad ogni provvedimento cautelare personale sarà abbinato un provvedimento reale di aggressione al patrimonio “perché abbiamo verificato che parecchie volte l’inerzia di tutte le istituzioni operanti nel mondo della giustizia hanno consentito un accumulo di patrimoni inauditi” dice senza mezzi termini il procuratore aggiunto Luigi Alberto Cannavale che, nella conferenza  stampa che si è tenuta questa mattina alla cittadella giudiziaria di Salerno per illustrare i dettagli dell’operazione che ha visto eseguire 25 misure cautelari e un sequestro per beni di oltre 1 milione di euro, ha fatto seguito alle parole del capo  Giuseppe Borrelli.
Spiegando i dettagli dell’inchiesta, il vertice della procura di Salerno aveva evidenziato la proficua sinergia tra le forze dell’ordine ma anche gli interventi che, nel corso dei mesi precedenti e fino ad oggi, hanno consentito di aggredire più volte le associazioni ed arrivare ad arrestare un centinaio di persone. Borrelli ha rimarcato che si tratta di realtà presenti e articolate sul territorio che estendono legami e relazioni con altri gruppi anche del napoletano.
Nel caso specifico del clan Fezza De Vivo e il gruppo facente riferimento a Rosario Giugliano c’erano anche ramificazioni in Spagna dove venivano reinvestiti i proventi illeciti delle attività criminali. “L’aggressione a queste consorterie passa attraverso il contrasto patrimoniale – ha commentato Oriol De Luca, comandante provinciale della Gdf – è emerso anche un’altra attitudine di queste consorteria criminali ovvero quella di investire e fare riciclaggio del loro proventi acquisiti su questo territorio all’estero forse pensando che non ci riusciamo ad arrivare!”.
Il questore di Salerno Giancarlo Conticchio ha invece voluto rivolgere un appello agli imprenditori: “Lo Stato è presente, abbiamo delle sezioni investigative all’altezza di affrontare qualsiasi tipo di indagine e chiedo agli imprenditori di avere il coraggio di denunciare perché noi ci siamo e la procura è in prima linea”.
A sottolineare la collaborazione  è stato anche il comandante provinciale dell’Arma Filippo Melchiorre: “Si presenta oggi un modello organizzativo che sotto la direzione della procura vede operare congiuntamente, in maniera assolutamente coordinata su un unico versante, le forze di polizia ed emerge la complessità della criminalità organizzata che sicuramente continua a trovare l’humus nelle attività di spaccio ed il reinvestimento in attività economiche che vanno a depauperare il territorio”.