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“In un paese civile non si dovrebbe morire di pioggia. Se accade così spesso significa che, fermi restando gli effetti dei cambiamenti climatici, che enfatizzano gli eventi meteo estremi, non si è operato bene a livello di governo centrale, di Regioni e di enti locali. Non è più tempo di passare sopra a illeciti urbanistici che possono trasformarsi in elementi di nuove tragedie”. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, spiegando le linee programmatiche del suo Ministero alla Commissione Ambiente del Senato.

“Ci sono abusi e abusi, taluni gravi ed altri ancora veniali – ha detto ancora il ministro -. Chi ha compiti di vigilanza sul territorio deve evitare che si creino o aggravino situazioni di rischio. Il dissesto idrogeologico è una emergenza nazionale che lo Stato non ha saputo affrontare efficacemente. Non è una battaglia di parte, non è una bandiera ideologica: deve essere un impegno di tutti noi al Governo, in Parlamento, nelle Regioni e negli enti locali, ma anche di tutti i cittadini”.

Approvare una legge nazionale sul consumo di suolo, in conformità agli obiettivi europei, che affermi i principi fondamentali di riuso, rigenerazione urbana e limitazione del consumo dello stesso, permetterebbe di preservare un ecosistema essenziale“, ha detto il ministro illustrando le linee del suo Ministero alla Commissione Ambiente del Senato. Per il ministro è “necessario dare seguito alla Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (approvata nel 2015, n.d.r.) mediante l’approvazione del relativo Piano, che possa trovare la sua implementazione legislativa, in un quadro normativo stabile, di medio e lungo termine per le politiche e le misure climatiche: una legge per il clima”.

Il Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica potrà contare entro fine anno su un nuovo contingente di esperti dedicati” per il Pnrr, “che lavoreranno a fianco degli enti territoriali e dei beneficiari dei progetti, segnalando eventuali criticità in fase implementativa“. Questo per “favorire la reale capacità attuativa dei progetti da parte degli enti territoriali, per evitare che l’elevata frammentazione ed eterogeneità dei soggetti attuatori, possa costituire un collo di bottiglia insormontabile nella concretizzazione dei progetti”.