Napoli – Aveva paura a tal punto del boss Michele Minichini che quando alcuni affiliati gli dissero che sarebbe stato preso di mira per un attentato fallito, l’uomo ebbe un infarto che lo portò alla morte, poco dopo, malgrado il ricovero in ospedale. Emerge anche questo dall’ordinanza con la quale il gip di Napoli ha disposto 66 misure cautelari nei confronti di altrettanti indagati ritenuti appartenenti al clan partenopeo De Luca Bossa, Casella, Minichini, Rinaldi e Reale. A riferire l’incredibile episodio è il collaboratore di giustizia Tommaso Schisa, una volta elemento di spicco del clan. L’attentato, con l’esplosione di una bomba, doveva essere messo in atto ai danni di un bar di piazza Mercato, a Napoli. A metterlo in pratica dovevano essere tre affiliati ma qualcosa va storto e l’attentato sfuma. “Durante il tragitto di ritorno prendevano in giro l’anziano – dice il collaboratore di giustizia, parlando di un affiliato – dicendo che Minichini se la sarebbe presa con lui, e l’anziano gli venne un infarto per la paura”
