Tanto tuonò, che alla fine uscì il sole. La vittoria di Ferrara ha riportato il buonumore in casa Benevento. Un successo rincorso più di due mesi, dalla trasferta di Venezia di inizio settembre. Tre punti tanto attesi dalla Strega e dal suo condottiero, perché Fabio Cannavaro ha potuto finalmente festeggiare la prima vittoria italiana dopo le esperienze asiatiche.
Una boccata d’ossigeno salutare per i giallorossi, come sottolineato da Francesco Modugno, uno dei volti noti di Sky Sport. “Questa vittoria rappresenta un pieno di energie, non solo per la classifica, ma anche sotto l’aspetto mentale e della fiducia” – ha sottolineato il giornalista napoletano – “Cannavaro sta iniziando a incidere con le sue idee. Fin qui il momento è stato complicato, gli infortuni sono stati limitanti. Lavorare senza dieci, undici atleti non ti permettere di mettere in pratica il calcio che hai in testa”.
Cannavaro che ha ereditato una situazione problematica. “È chiaro che mi sarei aspettato di più dal Benevento, una stagione differente iniziata con prospettive diverse, considerando l’organico di livello e gli investimenti fatti. – ha precisato Modugno – Caserta secondo me è un ottimo allenatore, un tecnico al quale fai fatica a rimproverare qualcosa, ma nella prima parte di stagione non sono arrivati i risultati e il calcio è fatto di questo. Era un Benevento bloccato che subiva poco ma non riusciva a costruire molto”.
Per “sbloccarlo”, Oreste Vigorito e Pasquale Foggia hanno deciso di chiamare il campione del mondo e pallone d’oro. “Cannavaro è un ragazzo molto intelligente, ama il calcio ed era consapevole che il suo ritorno in Italia significava ricominciare un percorso nuovo” – ha proseguito Modugno – “Fabio ha avuto l’umiltà di mettersi in gioco, poteva fare scelte diverse, sia dal punto remunerativo che tecnico. Poteva essere al Mondiale (con la Polonia, ndr). È stato convinto dalla solidità del progetto e dalla generosità del presidente Vigorito e dall’amicizia di Foggia. Cannavaro ha accettato questa sfida ed è felice di essere al Benevento, non vede l’ora di fare risultati. E uno di quei tecnici che pensa 24 ore su 24 alla propria squadra per cu vive. Ha voglia di incidere”.
Bisognerà, però, muovere un passo per volta, senza farsi prendere dalla frenesia: “Ora bisogna sistemare la classifica. La serie B è un campionato lungo, il Benevento è una squadra di livello che deve trovare continuità di prestazioni. Nel medio lungo termine perché non guardare ai play off? Considerando che l’ottavo posto basta per qualificarsi. Oggi, però, è velleitario fare ogni tipo di ragionamento, bisogna prima sistemare le cose e dare continuità ai risultati”.
Il prossimo ostacolo, da questo punto di vista, si chiama Filippo Inzaghi. Dopo la sosta il Benevento sarà atteso dalla trasferta contro la Reggina, guidata dal tecnico che nel Sannio ha ottenuto una promozione a suon di record. “Sarà dura, a Reggio Calabria c’è entusiasmo, la squadra va forte e di fronte ci sarà un allenatore che concede poco. Sarà una trasferta insidiosa. Bisognerà vedere il Benevento quanti calciatori recupererà. Queste due settimane potranno essere di aiuto, il tempo può portare salute e serenità, permettendo di lavorare nel migliore dei modi. L’importante sarà continuare ad assumere una propria identità, arrivando all’appuntamento con più uomini possibili per cercare di dare continuità ai risultati”.
Dopo aver chiesto strada a Daniele De Rossi, Fabio Cannavaro dovrà fare lo stesso con un altro dei protagonisti con la Nazionale di Marcello Lippi. Una serie B costellata di stelle che proveranno a emulare in panchina i fasti ottenuti in campo. “Pippo sta facendo bene, sta dimostrando che lui è determinante in questo torneo. Straordinario Grosso, ha una squadra che fa punti, equilibrata, solida, forte e che sembra destinata ad arrivare fino in fondo. Poi ci sono Parma, Genoa e Cagliari che vanno a intermittenza, ma la B è così lunga che fare i conti adesso è prematuro” – ha concluso Francesco Modugno – “i campioni del mondo in panchina sono la dimostrazione che campioni, per l’appunto, non si diventa per caso. Occorrono forza, motivazione, intelligenza, voglia di mettersi in discussione e, soprattutto, passione per il calcio. Fa strano vederli in B perché potenzialmente sono tutti allenatori e personaggi da serie A, il calcio, però, è questo. Sono tutti legati da un filo rosso: una mentalità vincente. Non è un caso che Grosso sia primo, Inzaghi secondo, De Rossi e Cannavaro stanno portando le loro idee e Buffon è uno che non vuole mai mollare”.