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Caserta – Ha scelto la giornata mondiale dei poveri per andarsene e così, Bruno, clochard casertano che girovagava da anni per la città capoluogo assieme alla moglie morto ieri in seguito a malore, è uscito dal cono di invisibilità e la sua storia personale è diventata, suo malgrado, una “testimonianza” della sfida quotidiana che un indigente può affrontare. Ad aiutare Bruno e la moglie solo i volontari dell’associazione “L’Angelo degli Ultimi” di Antonietta D’Albenzio. Ma in molti nelle ultime ore hanno ripercorso la sua parabola di vita sui social. L’attivista Vincenzo Fiano del centro sociale Ex Canapificio, associazione tra le più attive a Caserta nel sostegno alla categorie deboli, dagli immigrati ai poveri, ricorda Bruno con affetto.

“Trasudava miseria e orgoglio fino alla testardaggine. Sofferenza e libertà – racconta su Facebook – e fa un certo effetto pensare alla morte che accarezza una persona anziana che dormiva per strada, come tutte le notti, di fianco alla moglie. La loro scelta di vita era una sfida costante, pungente, ai canoni coi quali decidiamo solitamente di affrontare la vita”. Il consigliere comunale Andrea Boccagna (Pd) ricorda di quando Bruno “viveva in una casa nei pressi di piazza Ruggiero con moglie e figlio come tutte le persone normali”; “il ragazzo, purtroppo – racconta Boccagna – morì per cause naturali e i genitori, sopraffatti e incapaci di accettare tale situazione, restarono chiusi in casa per una decina di giorni con la salma del ragazzo adagiata sul letto. Quando il vicinato si rese conto che qualcosa non andava e che l’odore di morte ormai era insopportabile, allertò i servizi di emergenza che solo dopo essere entrati in casa ebbero evidenza di ciò che si era verificato. Da allora la coppia di coniugi volutamente scelse di vivere la strada”. Ora è rimasta solo la moglie di Bruno, assistita sempre dall’associazione di D’Albenzio.

(foto di repertorio)