Benevento – Riceviamo e pubblichiamo la nota dell’ex deputato Umberto Del Basso De Caro sull’abrogazione della legge elettorale come primo punto dell’agenda riformatrice:
“Nei giorni scorsi abbiamo registrato numerosi interventi sul tema della riforma della legge elettorale. Sabato 22 ottobre, all’iniziativa del variegato mondo dei «progressisti», ha parlato, sul punto, molto chiaramente, il prof. Conte seguito a ruota dal Presidente della CEI Cardinale Zuppi e dall’annunciata costituzione del Comitato promotore per l’abrogazione dell’attuale legge elettorale.
Personalmente sono lieto di verificare che, al netto delle urgenze che Governo e Parlamento dovranno fronteggiare già dai prossimi giorni, il tema sia al primo punto dell’agenda riformatrice.
Sarebbe, diversamente, inutile e sterile proseguire nel dibattito sulle storture del «Rosatellum» o sul grado di rappresentatività di un Parlamento nominato dalle segreterie dei Partiti.
Così come sarebbe ipocrita, ed è questo un nostro tratto distintivo, continuare a ripetere che la sovranità va restituita al popolo che deve decidere, liberamente e consapevolmente, da chi farsi rappresentare. Temi vecchi ed esplorati sui quali sarebbe bene che non si posasse la polvere del tempo.
Ho sempre apprezzato, nella scorsa legislatura, il disegno di legge presentato dal Presidente della Commissione Affari Costituzionali on. Brescia finalizzato al ripristino del sistema proporzionale con soglia di accesso e doppia preferenza di genere.
Poi, certo, si potrà discutere della misura dello sbarramento, se 3 o 5 per cento, e dell’ampiezza delle circoscrizioni, ma il dato di partenza, a mio avviso ineludibile, deve essere rappresentato dall’impianto proporzionale e dalla doppia preferenza di genere.
L’impianto proporzionale rafforza l’identità dei partiti, la doppia preferenza di genere serve a restituire, finalmente, ai cittadini un diritto che, dal 1994 ad oggi, è stato negato e posto sotto sequestro. Uno dei motivi, non l’unico ma neanche l’ultimo, dello scadimento delle nostre istituzioni repubblicane va ricercato nell’inesistente relazione tra elettore ed eletto, tra territorio che si dovrebbe rappresentare ed assenza sostanziale di rappresentanza.
Un corto circuito reso ancor più grave dalla consistente diminuzione del numero dei parlamentari. Il partito dei conservatori – ampio e trasversale – agita lo spettro delle possibili attività corruttive che le elezioni sempre evocano.
Ma se così fosse non si comprende la ragione per la quale le medesime preoccupazioni non debbano valere per tutte le altre consultazioni (comunali, regionali ed europee). La verità è assai semplice ed è molto meno complessa di quanto rappresentano politologi o costituzionalisti a gettone: il «sistema» non intende rinunciare a questa rilevante aliquota di sovranità.
Abbattere questa parassitaria rendita di posizione sarebbe un segnale «rivoluzionario». I cittadini – contrariamente a quel che sosteneva Salvemini – sanno scegliere con maggiore intelligenza dei loro rappresentanti”.