Caserta – Un’intera area del Parco Reale della Reggia di Caserta, tra le più suggestive, interdetta da anni ai visitatori a causa di un cantiere di cui si sono perse le tracce, nel senso che esiste, viste le transenne e i nastri arancioni che ne indicano la presenza, ma è totalmente abbandonato, alla mercè di chiunque, e anche pericoloso. E’ l’area della Peschiera Grande, dove i regnanti borbonici si dilettavano a giocare alla battaglia navale, o dove, si racconta, il re aspettava su una barchetta le proprie amanti.
Da quasi tre anni l’area è chiusa al pubblico causa lavori di riqualificazione, iniziati nel gennaio 2020 e che sarebbero dovuti durare 378 giorni; c’è stato però il lockdown per il Covid che ne ha provvisoriamente bloccato la prosecuzione, ma al netto delle interruzioni, i lavori si sarebbero dovuti già concludere, ed invece sono fermi da circa un anno. Dalla Reggia fanno sapere che “lo stop del cantiere è dipeso da un problema all’interno dell’Ati (Associazione Temporanea di Imprese formata da Green Impresit e DP Costruzioni, ndr) che si è aggiudicata l’appalto; l’Amministrazione, a tutela dell’istituto museale, sta valutando i provvedimenti previsti dalla norma.
Dal primo febbraio di quest’anno inoltre – rende noto la direzione museale – proprio in considerazione della complessità della situazione, è stato lo stesso direttore Tiziana Maffei ad avocare a sé la funzione di Rup, ossia di responsabile unico del procedimento”. Ci sono dunque intoppi di rilievo per un’opera ambiziosa e presentata nel gennaio 2020 alla stampa perché facente parte di una serie di importanti lavori di restauro – finanziamenti totali per 40 milioni di euro – relativi all’intero complesso della Reggia, sia delle parti architettoniche come gli Appartamenti ricadenti nel Parco.
In tale contesto, il cantiere della Peschiera era uno dei più importanti; rientrava in un lotto da 1,7 milioni di euro che riguardava “gli elementi architettonici artistici e di verde storico del Parco e del Giardino Inglese”, che prevedeva per la Peschiera il restauro dei parapetti e del bauletto in cemento, la sostituzione dell’attuale pavimentazione in grès con adeguato cotto, la sistemazione delle rampe di accesso allo specchio d’acqua, interventi anche per l’area verde che circonda il bacino, dove era prevista la bonifica del sottobosco, l’abbattimento di alberi ammalorati.
Opere che avrebbero dovuto cambiare il volto della Peschiera, ma ferme, con la vegetazione che intanto cresce incontrollata coprendo dei cumuli di materiale edile abbandonato e trasformando in sentieri di campagna alcune stradine d’accesso che dal bosco vecchio immettevano nell’area della peschiera; il tutto senza una vera sorveglianza, anche a tutela degli stessi visitatori, considerato che i custodi sono pochi, come più volte denunciato dai sindacati, e si sopperisce così con una vigilanza dinamica fatta da tre dipendenti di una ditta esterna con bici elettriche, ma riguardante l’intero Parco, non solo la Peschiera. Capita sovente che i turisti arrivino alle transenne, dove scorgono qualche segnale rotto, mentre resta poca traccia anche dei cartelloni con l’indicazione delle opere, alcuni caduti o quasi invisibili.