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Approda nell’aula di palazzo Mosti lo scontro sul progetto Lumode per piazza Risorgimento. Bocciata, come prevedibile data la sproporzione delle forze numeriche in campo, la mozione presentata dalle minoranze e volta a indirizzare giunta e uffici competenti a procedere con l’annullamento in autotutela della gara.

“Parliamo di una proposta ormai archiviata, come pubblicamente affermato da autorevoli esponenti della maggioranza. L’interrogativo allora è semplice: perchè non si procede con l’annullamento della gara? E’ un ritardo che non gioca certo a favore dell’amministrazione ma dell’impresa che fonderà la sua richiesta di risarcimento proprio su questo elemento. E allora voglio essere chiaro: nel caso la vicenda si concludesse con un danno per le casse del Comune non esiterò a portare le carte all’attenzione della Corte dei Conti e della Procura della Repubblica” – il passaggio conclusivo di Luigi Diego Perifano, portavoce di ‘Alternativa per Benevento’. Quasi una sintesi delle critiche mosse a più voce dall’opposizione. Silenti, dall’altra parte, i consiglieri di maggioranza, con l’unica eccezione di Antonio Picariello, capogruppo del misto e ultimo ingresso in casa mastelliana. “E’ una questione che riguarda i dirigenti, il Consiglio è incompetente” – la sua breve arringa difensiva.

E’ toccato all’assessore Mario Pasquariello, allora, replicare agli attacchi delle opposizioni. “E’ in atto la verifica delle migliori procedure utili a portare a compimento questo progetto” – ha spiegato l’esponente della giunta comunale. “Dovesse decadere il project financing, il finanziamento pubblico non lo perderemo comunque. Nel caso, però, il progetto sarà nuovamente modificato e verrebbero meno tutte le ipotesi di nuove edificazioni”.

Il progetto presentato dalla Lumode, società di Gricignano di Aversa, e approvato dall’amministrazione comunale prevedeva, come si ricorderà, la costruzione di un palazzo sull’area dell’attuale terminal bus con parcheggio interrato in piazza Risorgimento. Finanziato con i fondi del Piano Periferie, il progetto veniva di fatto stoppato dall’Anac che evidenziava un contrasto tra la proposta presentato e quanto stabilito dal Codice dei contratti pubblici. Contrasto riscontrabile, in particolare, nella minore percentuale di utilizzo del capitale privato quale violazione della normativa nazionale regolatoria del project financing. Da qui la sospensione – dopo tante polemiche e una continua corrispondenza tra gli uffici della Presidenza del Consiglio dei Ministri e palazzo Mosti – dell’intera procedura.