Tempo di lettura: 2 minuti

NAPOLI – Oh, quel 51% con il quale Roberto Fico fu eletto nel collegio di Fuorigrotta nel 2018! Ecco, per dirne uno: al diretto interessato, al presidente della Camera, brillano ancora gli occhi quando lo ricorda sul palco della Fondazione Quartieri Spagnoli, dove i pentastellati presentano la loro squadra napoletana in vista delle elezioni politiche del 25 settembre.

Quattro anni dopo quel risultato plebiscitario che catapultò il Movimento al 32,7% a livello nazionale, quattro anni dopo aver sbancato il SuperEnalotto elettorale, l’obiettivo è molto più ridimensionato: tenere botta.

Il che, poi, significa assestarsi in doppia cifra, il 10% a livello nazionale. E quindi, qui a Napoli, comunque andare forte, fortissimo: oltre il 20%.

E i sondaggi interni, bisogna dire, più o meno su questi numeri oscillano.

Ma tant’è: se è riuscito una volta il SuperEnalotto, la presentazione di oggi serve per sognare: con Giuseppe Conte da remoto, con i big Roberto Fico (che, consumati i due mandati in Parlamento, ormai già parla da padre nobile del Movimento con tanto di standing ovation dei suoi), l’ex procuratore Antimafia Federico Cafiero de Raho, l’ex ministro Sergio Costa, Dario, il fratello di Angelo Vassallo, tutti piazzati in listini blindatissimi ma quantomeno in presenza, in prima fila.

E allora. Come tentare il bis, almeno qui a Napoli, del 2018, quando si profanava il Verbo grillino solo a pensare a dei paracadutati?

A Giuseppe Conte viene subito in mente il Patto per Napoli che ha salvato dal fallimento il Comune. In effetti, sia lui che Fico che Ciro Borriello, il capogruppo grillino in Comune, tirano per la giacca il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. Fico dice che è d’accordo con lui sull’autonomia differenziata che andrebbe concentrata magari sulle grandi aree metropolitane piuttosto che a livello regionale.

E all’ex premier, ad un certo punto, scappa di dire anche un “costi quel che costi” che rimanda alla mente il whatever it takes del suo avversario numero uno: Mario Draghi.

“Noi, costi quel che costi, gli impegni li manteniamo”. E giù con la rivendicazione di tutto ciò che il M5S è riuscito a portare a casa, col Reddito di Cittadinanza al primissimo posto.

Tuttavia: il 26 settembre si capirà quanto è costata oppure quanto ha pagato proprio la linea politica di Conte. La scelta di innescare la spirale della crisi. E questa campagna elettorale un pò da cabala.