Salerno – Mercoledì 10 agosto, alle ore 21.30, in largo Santa Maria dei Barbuti, nel centro storico di Salerno, per la XXXVII edizione della rassegna estiva di teatro “Barbuti Festival”, nell’ambito de la Notte dei Barbuti, diretta da Brunella Caputo, Campania Danza e Compagnia dell’Eclissi presentano: “L’odore della luna” di Marco De Simone, per la regie di Marcello Andria. Con: Elena Starace, Marco De Simone e Roberta Greco, coreografie di Antonella Iannone (ingresso 10 euro). Maria proviene da un mondo arcaico, governato da leggi ferree, che relegano le donne a una ineluttabile marginalità, entro confini angusti dove sono fragili prede del desiderio maschile e dei pregiudizi sociali. La sua purezza innata le offre riparo nel contatto con la natura incontaminata che la circonda e in quel frammento di nucleo affettivo – una nonna brusca ma protettiva – che la sorte le ha rimediato.
Per ragioni che non le è dato di comprendere Maria dovrà abbandonare quel suo piccolo nido e affrontare le asperità di un percorso di emancipazione, che le riserverà la sorpresa di un amore intenso, vissuto nella pienezza fiduciosa dettata dall’innocenza, ma anche delusioni brucianti. Una crescita, la sua, che esige un riscatto esoso da pagare e comporta un’ardua prova finale: il salto nel cerchio di fuoco di una scelta estrema, un passaggio che potrà segnare la conquista di una consapevolezza matura e moralmente solida. Ma non tutti i traumi preludono necessariamente a risoluzioni esiziali. La trama fitta che la Tyche intesse intorno a Maria fin dalla nascita può forse essere recisa per sempre, dischiudendo un varco stretto, rischiarato sul fondo da un bagliore di libertà.
“L’intera vicenda – scrive Marcello Andria nelle note di regia – appare sospesa fra realtà e sogno, fra narrazione e vita vissuta, simbolicamente incastonata in un paesaggio spoglio, privo di dettagli, quasi desertico come potrebbe immaginarsi il suolo di quella Luna che fin da piccola Maria ha vagheggiato di raggiungere e di annusare. L’atmosfera evocativa è sottolineata dalle sonorità appassionate e dolenti di un repertorio spagnolo e ibero-americano di chitarra classica, che innerva e commenta lo sviluppo della storia, arricchendolo di inflessioni poetiche e radicandolo nel chiaroscuro di un meridione ora assolato ora cupo e impenetrabile”.