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Castel Volturno (Ce) – Domani, 31 luglio, ricorre il 14esimo anniversario della morte di Luigi Ciaramella, deceduto a 19 anni a Castel Volturno (Caserta) in un incidente stradale. Da quel tragico giorno di piena estate 2008, i genitori di Luigi cercano la verità su quanto accaduto, ma non riescono ancora a trovarla; e intanto con gli anni sono diventati punti di riferimento per tutte le vittime della strada.
Non abbiamo voluto una causa civile e un eventuale risarcimento, ma chiediamo giustizia per il nostro unico figlio che non c’è più. Non vogliamo i soldi sporchi di sangue, ci disprezzeremmo da soli” dice carico di rabbia ma anche volontà di andare fino in fondo Biagio Ciaramella, papà di Luigi. “In tutti questi anni – sottolinea – abbiamo dovuto combattere contro l’indifferenza della gente, perché molti hanno visto, molti sanno che cosa è successo a Luigi, ma non hanno mai voluto dirci nulla”.
“I poliziotti della squadra volante di Aversa, che sono giunti sul posto per primi – racconta papà Biagio – hanno aspettato che arrivasse la Stradale di Caserta, che ha condotto le indagini e ha concluso che Luigi viaggiava da solo e ha fatto tutto da solo: è sbandato con l’auto ed è andato a finire contro un palo dell’Enel dopo aver percorso circa 40 metri lungo il ciglio della strada. Ma questo non è vero: il sospetto, invece, è che da un viottolo abusivo posto a circa 25 metri dall’incrocio sia uscito all’improvviso un trattore che ha tamponato mio figlio sul lato destro dell’auto, prendendo tutta la fiancata destra e la ruota. Mio figlio non ha più potuto controllare la macchina.
Ecco perché aveva le mani come se stesse guidando tenendo lo sterzo”. “I poliziotti – prosegue Biagio Ciaramella – hanno anche scritto che l’impronta di una ruota sul posto dell’incidente era quella dell’auto che guidava mio figlio. Ma questo non può essere vero, poiché la traiettoria era diversa.
Immaginiamo che l’impronta appartenga in realtà alla ruota del trattore. I poliziotti hanno scritto sul verbale che mio figlio aveva avuto un infarto e si era accasciato, andando a finire contro il palo a velocità sostenuta. Questa è una grande bugia, perché mio figlio quella strada la percorreva tutti i giorni col motorino, la conosceva bene e sapeva perfettamente come percorrerla e a quale velocità. Il Pm che all’inizio si occupò del caso, ha condotto le sue indagini solo sulla base di quello che avevano riferito i poliziotti, e non ha tenuto conto di quello che riferivamo noi genitori; per ben quattro volte ha chiesto l’archiviazione del caso ma noi non ci siamo mai arresi, ci siamo opposti. In seguito, questo Pm si è trasferito a Napoli e un altro giudice ha riaperto il caso. Ancora non si è stabilito se quel trattore abbia avuto delle responsabilità nella morte di mio figlio, ma finalmente si è cominciato a tenere conto delle concause. Nel 2016 il pm ha infatti accolto la nostra richiesta di indagare sulle concause, ha tenuto conto dei nostri dubbi sulla strada, sul viottolo di campagna, sul palo dell’Enel. Ancora oggi, dopo tanti anni, stiamo però affrontando un processo, non abbiamo ancora avuto giustizia, ma non ci arrendiamo”.