Tempo di lettura: 3 minuti

Santa Maria Capua Vetere (Ce) – Un rissa tra detenuti si è verificata ieri nel carcere di Santa Maria Capua Vetere; diversi i feriti medicati nell’infermeria dell’Istituto. A rendere noto il fatto è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe).
“Non passa giorno senza registrare eventi critici particolarmente violenti presso il carcere di Santa Maria Capua Vetere”, denuncia il segretario nazionale per la Campania del Sappe Emilio Fattorello. “Ieri – racconta – verso le 18, all’atto della conclusione dell’ora d’aria, per motivi ancora sconosciuti, è scoppiata una rissa tra i detenuti della IV Sezione del Reparto Nilo, che ha coinvolto la quasi totalità dei ristretti (circa 40), che si sono serviti di oggetti contundenti come i piedi dei tavolini per scontrarsi. Il personale della Polizia Penitenziaria, ridotto come sempre nell’organico, è riuscito a tenere la situazione sotto controllo evitando il peggio, e a mettere in sicurezza la Sezione con la chiusura dei violenti detenuti nelle rispettive celle”.
Il Sappe ribadisce “la necessità di assegnare presso il carcere di Santa Maria Capua Vetere detenuti non problematici, e di trasferire i detenuti resisi responsabili di atti violenti, per evitare continue criticità in un penitenziario complesso, dai deboli equilibri e dalla difficile gestione, come ormai è noto a tutti gli addetti ai lavori”.

Il carcere casertano è divenuto tristemente noto alle cronache per i violenti pestaggi commessi dai poliziotti penitenziari ai danni di detenuti il 6 aprile 2020, in pieno lockdown per l’emergenza Covid; per quei fatti sono stati rinviati a giudizio per accuse gravi tra cui la
tortura, e affronteranno il processo, che partirà il prossimo 7 novembre, 105 tra agenti penitenziari, funzionari del Dap (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) e altri funzionari pubblici come medici.
Ma dal 6 aprile di due anni fa, le criticità strutturali del carcere di Santa Maria Capua Vetere, come il sovraffollamento di detenuti, le carenze di organico dei poliziotti (accentuate dopo l’indagine sui pestaggi e le sospensione dal lavoro) e persino la mancanza di allacciamento alla rete idrica pubblica con il ricorso a cisterne e all’acqua dei pozzi (problema che esiste dall’apertura del carcere, nel 1996), non sono mai stati risolti. Il Sappe ricorda anche le tante aggressioni ai danni di agenti avvenute nel carcere sammaritano, e anche in altre carceri italiane.
Per il segretario generale Donato Capecela situazione delle carceri italiane, per adulti e minori, è sempre più allarmante, per il continuo ripetersi di gravi episodi critici e violenti che vedono sempre più coinvolti gli uomini e le donne appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria. Donne e uomini che svolgono servizio nelle sezioni detentive senza alcuno strumento utile a garantire la loro incolumità fisica dalle continue aggressioni dei detenuti più violenti. Il taser potrebbe essere lo strumento utile per eccellenza ma i vertici del Ministero della Giustizia e del Dap fanno solo chiacchiere e la Polizia Penitenziaria continua a restarne sprovvisto”.