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NAPOLI – Non finisce qui. Da remoto, data la diretta streaming, tutti i diretti interessati hanno ascoltato le sue parole. E tutti hanno convenuto una volta di più che non può finire così.

Le parole sono quelle espresse ieri dal Governatore Vincenzo De Luca nel corso della Festa dell’Unità. Le orecchie particolarmente sensibili sono state quelle dei destinatari dei suoi insulti: “i sei-sette che dicono scemenze“, essendosi schierati contro il suo ipotetico terzo mandato alla guida della Regione Campania.

Gli intellettuali che criticano aspramente la sua azione di governo (che in Regione dura ormai da sette anni) e che, nei mesi scorsi, hanno lanciato una raccolta firme contro il Governatore (un successo: oltre 15 mila firme), si sono poi appellati direttamente ad Enrico Letta per portare il caso De Luca all’attenzione del Pd nazionale.

Ma proprio quest’ultima mossa che doveva essere decisiva non ha avuto i risultati che speravano. 

Anzichè una netta presa di distanza da De Luca e dal suo metodo di governo, gli intellettuali hanno dovuto constatare che Letta ha sposato una linea di appeasement col Governatore, prima dando l’ok affinchè suo figlio Piero diventasse vicepresidente del gruppo dem alla Camera, poi inviando un commissario per il Pd regionale, Francesco Boccia, che per prima cosa ha chiarito che con De Luca, i suoi metodi, le sue battutacce e, soprattutto, la sua classe dirigente che germoglia nelle sue liste personali, tanto più ora che ci si appresta alla partita delle elezioni politiche, bisogna convivere.

Zitti e mosca. Anche perchè da Roma arriva la notizia che Francesco Boccia, come tutti i responsabili regionali del Pd, sarà il capolista qui in Campania quando, al più tardi la prossima primavera, con buone possibilità già tra 3 mesi, gli italiani saranno chiamati alle urne per rinnovare il Parlamento.

Ma comunque: quella che si combatte tra De Luca e i vari Isaia Sales, Marco Plutino, Pietro Spirito, Aldo Schiavone, Massimo Villone, Paolo Macry, Massimiliano Amato è una battaglia giudicata troppo importante per essere accantonata.

Così, nonostante la delusione per le scelte di Letta, nonostante molti ormai siano lontani dal Pd, davanti ai nuovi attacchi di ieri, gli intellettuali antideluchiani si sono resi conto che qualcosa, comunque, va fatto. Che la partita va giocata fino alla fine.

E così, oltre ai già citati, Raffaella Di Leo, Luciana Libero, Licia Amarante, Fabio Avallone, Giuseppe Cantillo, Daniela De Crescenzo, Vincenzo Iurillo e altri ancora hanno in serbo la pubblicazione di un libro evidentemente a più mani. Libro che dovrebbe essere presentato a settembre, magari proprio sotto elezioni politiche. E che dovrebbe spiegare per filo e per segno perchè, dal loro punto di vista, Vincenzo De Luca non merita il terzo mandato da Governatore. Mettere in un solo volume una dietro l’altra le loro ragioni – è la loro scommessa – potrebbe davvero scuotere la pubblica opinione campana. E chissà: una volta per tutte, anche i vertici del Pd.

Tanto più che, contemporaneamente, il libro-denuncia dovrebbe costituire anche la base da cui far scaturire una candidatura di centrosinistra alternativa a quella dell’ex sindaco di Salerno per la corsa a Palazzo Santa Lucia prevista per il 2025.

Il giorno dopo gli insulti della Festa dell’Unità, però, gli intellettuali antideluchiani hanno coscienza che è proprio quest’operazione la più difficile per venire a capo di una battaglia che non può finire ora: fare sintesi attorno a un altro leader.