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Napoli – Non ha ritenuto sussistente l’associazione mafiosa il gup di Napoli Fabio Lombardi, che oggi ha condannato, per il solo possesso d’armi, quattro persone, secondo la DDA appartenenti a due distinti gruppo malavitosi, sorprese, lo scorso gennaio, durante una riunione in un’officina del quartiere Pianura del capoluogo partenopeo. L’ipotesi degli inquirenti fu che in quell’officina si stesse tenendo un summit di camorra tra esponenti di un gruppo malavitoso locale ed esponenti di un clan di Miano. Gli imputati sono tutti noti alle forze dell’ordine: si tratta di Umberto Loffredo, 50 anni,, alias “Padre Pio”, ritenuto legato al gruppo Calone-Loffredo; Gennaro Catone, 41 anni, per la Procura antimafia vicino al gruppo di “Abbasce Miano”, che ha raccolto l’eredità dei Lo Russo nel quartiere della periferia nord di Napoli; Michele Sepe, 66 anni; Francesco Scognamillo, 27 anni, imparentato con Antonio Scognamillo detto “Tonino ‘o Parente”, quest’ultimo figlio dello storico boss di Soccavo Ciro Grimaldi “Settirò” e a lungo tempo reggente del clan. Il giudice ha condannato Umberto Loffredo (difeso dall’avvocato Vincenzo Scognamiglio) a 4 anni e due mesi di reclusione mentre ha inflitto 4 anni di carcere a Catone (difeso dagli avvocati Domenico Dello Iacono e Luigi Ferro), a Sepe (difeso dall’avvocato Luigi Ferro) e Scognamillo (difeso dall’avvocato Nicola Pomponio). La Procura aveva chiesto 10 anni di carcere per Catone e 9 anni per i restanti tre.