Colliano (Sa)- “L’uccellino mi ha detto che tu parli troppo, ti conviene stare zitto se non vuoi fare una brutta fine”. È una delle tante minacce subite per mesi dall’imprenditore di Colliano, Gino Carbone, vittima degli attentati esplosivi con le bombe carta, avvenuti nel 2017, quando per eliminare la concorrenza e ottenere l’egemonia sugli affari economici che gravitavano nel territorio della Valle del Sele, nei pressi dell’area commerciale con bar, ristoranti, night, alberghi termali e sale slot, sita in località Bagni tra Colliano, terme di Contursi Terme e ponte Oliveto Citra, l’imprenditore collianese Biagio Scaglione, insieme ad altre dieci persone, mise in piedi una vera e propria associazione a delinquere finalizzata a mettere in atto estorsioni, spaccio di sostanze stupefacenti, furti di cani di razza e in abitazioni e immessa sul mercato di banconote contraffatte, con l’uso di armi e bombe, prendendo di mira bar, ristoranti e night.
Parole e minacce precise quelle ricevute da Carbone, raccontate ai carabinieri nei giorni seguenti ben due attentati subiti e ripetute nelle scorse ore, davanti ai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Salerno, presieduta dal magistrato, Mariella Montefusco, dove è in corso l’udienza che vede Scaglione, attualmente detenuto presso il carcere di Fuorni a Salerno, e altre dieci persone per un altro procedimento penale, tra cui imprenditori e operai, rispondere a vario titolo delle accuse di delitti contro il patrimonio, contro l’industria ed il commercio, contro la fede pubblica, detenzione di armi, estorsione e ricettazione, per gli attentati esplosivi avvenuti ai danni dei bar “Colorado Café” e “J’adore Café” e del night club “Eden”, siti tra i comuni di Colliano, Oliveto Citra e Contursi Terme, nel 2017.
Attentati coordinati dall’imprenditore di Colliano e titolare del ristorante “Roma”, Biagio Scaglione, ritenuto, insieme all’allora compagna e istigatrice delle azioni, Mirica Mirela Simion, la mente dell’organizzazione, per i quali due anni fa, furono arrestati e finirono a processo Mirica Mirela Simion, Daniele Vuocolo, Gerardo Sandro Falcone, Gerardo e Lorenzo Raimo, Maurizio Torsiello, Marco Gizzi, Gennaro Esposito, Mario Alvaro Carbone e Gregorio Ursi. Accuse per le quali, nel corso dell’udienza preliminare, i giudici hanno assolto Mario Alvaro Carbone difeso dall’avvocato Giuseppe Grimaldi, concesso il patteggiamento per l’imprenditore Gregorio Ursi difeso dall’avvocato Giuseppe Della Monica, e rimesso in libertà Gerardo Raimo difeso dall’avvocato Alfredo Lo Pilato. I 9 imputati, difesi dagli avvocati, Vincenzo Morriello, Alfredo Lo Pilato, Michele Cuozzo, Ada Carasia, Vincenzo Speranza, Alfonso Ronca, Rocco Pecoraro, Giovanna Eliana Fiore e Pasquale Freda, che stanno affrontando il processo sono tutti liberi mentre restano in carcere solo Scaglione ed Esposito detenuti per altre vicende. A costituirsi parte civile nel processo, le vittime dei locali oggetto degli attentati, gli imprenditori Gino Carbone, Marco Tartaglia, e Daniele Taglianetti, che nelle scorse ore sono stati sentiti dai giudici come testi del Pm dove hanno raccontato le minacce subite prima e dopo gli attentati. “Più volte sono stato avvicinato da persone che mi consigliavano di vendere il locale a Scaglione- hanno raccontato le vittime, che hanno sottolineato come, in un primo momento nel post attentati, quelle richieste di vendita dei locali- sembrassero consigli. -Salvo poi, trasformarsi in minacce- ti conviene stare zitto se hai sospetti su qualcuno che poi fai la fine del “cinese” (l’appellativo dato ad un cittadino della Valle del Sele che fu ridotto sulla sedia a rotelle a seguito di una presunta aggressione)”. Tra i testi ascoltati, anche l’imprenditore Ursi, e una decina di persone tra carabinieri, cittadini, imprenditori di Colliano, San Gregorio Magno, Calabritto e Palomonte, assuntori di sostanze stupefacenti e vittime di furti, residenti nella Valle del Sele, finiti nel fascicolo delle intercettazioni tra Scaglione e gli altri imputati ma tutti estranei ai fatti. Il processo continuerà in autunno quando, per effetto della fine della pena, potrebbe essere scarcerato anche l’imprenditore Scaglione.