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NAPOLI – E’ stato il suo Presidente del Consiglio quando è stato ministro dell’Università: erano i tempi del Conte due. E’ stato, poi, il suo primo sponsor nazionale, un anno fa, quando era in campagna elettorale per diventare sindaco di Napoli. Questa data dalla crisi politica in atto, quindi, sarà la prima volta che Gaetano Manfredi proprio non riesce a capire Giuseppe Conte. Le motivazioni che hanno portato il leader del Movimento 5 Stelle allo strappo con Mario Draghi gli sono proprio oscure.

Il primo cittadino di Napoli lo ha confidato ad Ottavio Ragone, responsabile della redazione napoletana di Repubblica, nel corso di una intervista organizzata nell’ambito della Festa dell’Unità del Partito Democratico partenopeo.
 
Io non sto nella testa di Conte, mi è difficile in questo momento interpretarlo. Posso parlare da semplice osservatore, quindi, da esterno, da non appartenente ad alcun partito. E credo che siano due i fattori di destabilizzazione. Il primo è costituito dalla scissione di Di Maio. Il secondo dal fatto che si avvicina il termine della legislatura e la campagna elettorale e tutte le forze politiche, man mano che si avvicina questo termine, tendono a privilegiare più i loro temi identitari anziché le cose che uniscono tutti. Lo fa il Pd con lo jus scholae, lo fa il Movimento con il Salario Minimo o il Reddito di Cittadinanza. Ognuno vuole coltivare il suo elettorato”.
 
Di certo – ha continuato il sindaco – le condizioni politiche di oggi rispetto a quando è nato il Governo di unità nazionale sono mutate. Da qui a mercoledì, quando Draghi si ripresenterà alle Camere, bisognerà capire se ci sono ancora le condizioni per stare assieme”.
 
E cosa si auspica Manfredi?
 
Che la crisi si ricomponga: Mario Draghi è il miglior Presidente del Consiglio che possiamo avere”.
 
A l’alleanza con i 5 Stelle può continuare?
 
Io distinguerei tra le dinamiche politiche nazionali e quelle locali perché il nostro progetto qui a Napoli, ad esempio, si basa su un programma preciso scelto dagli elettori, il che prende il sopravvento su tutto il resto. E devo dire che come ho lavorato benissimo con Conte ai tempi del suo governo, lavoro benissimo adesso con il suo partito in giunta”.
 
Qui – ha concluso Manfrediin ogni caso, la crisi politica rischia di fare più male che altrove. Gli ultimi mesi della legislatura sono importanti. E, invece di parlare di formule politiche che le persone normali non capiscono, bisognerebbe concentrarsi sulle cose concrete da fare per loro, con una agenda di riforme sociali ora più che mai indispensabile”.