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Benevento – Pif, Pierfrancesco Diliberto all’anagrafe, accende i Giardini della Rocca, in un pieno di comicità, racconti, gag e una serie di battute, tipiche del personaggio, diventato famoso alle Iene ed esploso al cinema con “La mafia uccide solo d’estate”.

Carriera in tv, radio. Cinema come regista e attore, scrittore di romanzi, il prossimo uscirà a breve.

E’ la prima volta che sono a Benevento – inizia il racconto – e sono un pizzico in ritardo perché volevo visitare la città e passare almeno per il corso principale. Ho visto il Palazzo del Governo, ma in questa struttura ci trovo Mastella? Ne sentivo il profumo, ma vedo che c’e’ la sedia col suo nome e non c’e’ lui? Non e’ venuto sfacciatamente, me lo segno”. 

E via risate e applausi nella sua intervista condotta seguendo la biografia di Wikipedia, tra racconti di vita (“Ho 50 anni e ho sempre pensato che li facessi gli altri e invece li ho fatti anche io”).

Da questo racconto, parlando anche della madre che “mi ha insegnato a vedere le cose con un occhio diverso dagli altri”, il passaggio alla parte professionale.

Per anni ho venduto il fatto di essere l’assistente di Franco Zeffirelli ma alla fine dovevo solo impegnarmi solo per tranquillizzare il suo cane”.

E poi “I Cento passi”, un film che lo ha coinvolto per potenza della storia del film. L’inizio del suo percorso, come stagista, un piccolo sacrificio utile a cominciare la sua carriera, quello che lo ha portato fino alla fatica “E noi come stronzi rimanemmo a guardare”, film proiettato dopo l’incontro con Pif.

La prima svolta, l’approdo a Mediaset con l’incontro con Davide Parenti, il padre de Le Iene, format che gli ha dato fama e notorietà, ma soprattutto ha fatto in modo che tutti si accorgessero delle sue qualità.

La sua prima fatica personale, “Il Testimone” che gli regala quel salto di qualità utile per avviare la sua carriera attuale. Una scelta complicata quella di lasciare Mediaset, un rischio, pero’, alla lunga gli ha dato il risultato sperato.

Bisogna sempre mettersi in discussione ma dovevo crescere. La prima storia? L’associazione antiracket”.

Sara’ stata una fuga di gas”, l’occasione per entrare ancora di più nell’attuale Pif.

Siamo stati molto segnati da quelle stragi e quando le vivi a 20 anni, ti segna una cosa del genere. Nel ’92, in una città come la mia, diventa l’anno, non della maturità, ma delle stragi di mafia. Un boato lungo e quando la gente mi chiedeva, io rispondevo: sarà stata una fuga di gas. Non potevo pensare che lo Stato potesse permettere una cosa del genere. La mia ingenuità era giusta, doveva essere una fuga di gas. Se hai amore del tuo paese, non può non segnarti”.

L’incazzatura tirata fuori e messa su pellicola: “non accetto che esista la camorra o la mafia. Senza omicidi hai l’idea che non esista più. Il salto lo faremo se ci ribelleremo prima che ci scappi il morto. La verità e’ che questo concetto dovrebbe essere sempre nelle nostre teste. Non si deve negare l’esistenza ne’ si deve pensare che la cosa ci tocchi”.

Con l’arrivo a Sanremo l’esplosione totale in termini di riconoscibilità sotto tutti i punti di vista. Anche andare nelle scuole e parlare di mafia. In successione, anche la radio e l’occupazione della Regione Sicilia col litigio, virale, col presidente Crocetta.

Giardino pieno anche alla proiezione del film, un quadro esatto e futuristico che ne fa emergere tutta la genialità e le sue capacità attorniati e dietro la macchina da presa.

Insomma Pif a tutto tondo, trascinante nel suo modo di parlare, irriverente e profondo allo stesso modo, la persona capace di commuoversi parlando di Nadia Toffa, la “iena” che aveva sposato la causa più di tutti. Regista intelligente, attore illuminato, comico fine e pungente. Il Bct non poteva che affidarsi a personaggio migliore per alzare il sipario in questa sesta edizione.