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Roma – I campi a conduzione biologica sono in crescita in Italia, fino a sfiorare i 2,2 milioni di ettari a fine 2021 secondo l’ultimo monitoraggio Sinab-Ismea, ma questa corsa all’abbandono del convenzionale non è omogenea lungo la Pensisola. Il segno più si evidenzia in particolare in alcuni territori come, ad esempio, Campania (+55%), Toscana (+25%) e Friuli-Venezia Giulia (+23%) in cui le superfici biologiche crescono a ritmi mai visti finora e altri come la Sicilia, che pur mantenendo il suo primato, ha perso in un anno più superficie biologica di quanta ne conti l’Abruzzo. E’ quanto evidenziato nel convegno organizzato oggi a Roma da Ismea-Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare.
Alla base di queste dinamiche molto differenziate, le diverse scelte operate dalle Regioni relativamente agli impegni agroambientali dei PSR 2014-2020 e in particolare l’uscita di nuovi bandi della Misura 11. L’Italia, nel frattempo si è dotata, dopo un lungo e travagliato iter, di una legge nazionale sull’agricoltura biologica, destinando cospicue risorse al settore nella programmazione 2023-2027 della nuova Pac, ma è evidente come il mutato quadro di riferimento, in cui dapprima la pandemia, poi la guerra e ora anche le siccità insistono senza soluzione di continuità, ponga più di un interrogativo sul futuro del comparto.
Tra le diverse coltivazioni bio crescono soprattutto le colture permanenti (+3,5% nel complesso), con andamenti diversificati tra le diverse tipologie: si riducono gli agrumeti (arance -17,2% e limoni -0,8%) e rimangono sostanzialmente stabili i meleti bio (-0,4%) e gli oliveti (+0,5%) mentre aumentano i vigneti (+9,2%) e i noccioleti (+12,5%). Crescono anche le superfici investite a cereali (+2,8%) trainate soprattutto dai maggiori investimenti a grano duro e tenero, mentre risultano stabili le colture foraggere (-0,7%) e i prati e pascoli (-0,8%). Relativamente agli operatori certificati a bio, i dati indicano una crescita di oltre il 5% rispetto al 2020, grazie ai 4.413 nuovi ingressi nel sistema di certificazione che hanno portato a 86.144 il numero complessivo di produttori, preparatori e importatori biologici. Una conferma alla grande vitalità del comparto nonostante le molte incertezze degli anni di pandemia.