Roma – Primi tasselli di chiarezza sulla morte del broker Massimo Bochicchio, deceduto dopo un drammatico incidente in moto domenica su via Salaria a Roma. In base agli elementi raccolti dagli inquirenti non ci sarebbero più dubbi sulla identità del corpo, rimasto completamente carbonizzato dopo l’impatto con il muro di cinta dell’aeroporto dell’Urbe. A confermarlo, oltre l’attività peritale sul Dna disposta oggi dalla Procura, sono soprattutto i resti del braccialetto elettronico, trovato nella zona dell’incidente, che il manager indossava perché si trovava agli arresti domiciliari.
Bochicchio, però, poteva godere di due ore di permesso per motivi di salute.
Intanto oggi gli specialisti dell’istituto legale della Sapienza hanno avviato l’autopsia. Dai primi risultati emerge che a causare la morte potrebbe essere stato il violento impatto con il muro e le successive fiamme che si sono sprigionate dalla moto. Sul corpo carbonizzato del 57enne sono stati individuati diversi traumi mentre non sono emersi segni “macroscopici” di eventi cardiaci ma per capire se Bochicchio è stato colto da un malore prima dell’incidente ci vorranno ulteriori esami che dovranno essere completati entro sessanta giorni. I medici legali, come da prassi, hanno effettuato anche i prelievi tossicologici. “Nel corso di questa primissima attività peritale – spiegano gli investigatori – non sono stati individuati segni di patologie pregresse gravi. Lo stato da salute di Bochicchio è paragonabile a quello di un qualsiasi 57enne”.
Al momento la pista privilegiata dai pm capitolini, che procedono per il reato di istigazione al suicidio, resta quella del malore ma non si esclude anche il gesto volontario. Anche per questo gli inquirenti hanno disposto l’acquisizione del tablet, del telefono cellulare e di alcuni documenti (tra cui una agenda) dell’uomo accusato di avere truffato, per milioni di euro, vip e nomi noti dello sport. Obiettivo di chi indaga, oltre a ricostruire gli ultimi contatti avuti da Bochicchio nelle ore precedenti alla tragica morte, è cercare eventuali scritti o messaggi che potevano fare pensare ad un gesto estremo.
Capire a che velocità stesse percorrendo quel tratto di Salaria il mezzo con a bordo il broker è un altro elemento su cui gli inquirenti vogliono fare chiarezza. Gli agenti della polizia di Roma Capitale non hanno trovato segni di frenata sul manto stradale e al momento non ci sarebbero elementi relativi alla possibile azione di una auto privata. “L’ho visto mentre superava la mia auto e poi la moto ha cominciato a deviare verso destra”, ha confermato un testimone sentito oggi: parole che confermano quanto già fatto verbalizzare da altri tre testi.
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