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Santa Maria Capua Vetere (Ce) – Si parte con due detenuti che andranno a casa delle persone in difficoltà economica a Napoli nel progetto “Un farmaco per tutti”, consegnando le terapie necessarie in maniera gratuita. E’ la nuova iniziativa del Carcere di Santa Maria Capua Vetere, che parte il 1 luglio ed è stato lanciato oggi con la firma dell’intesa tra la Casa circondariale “Francesco Uccella”, il Garante dei diritti delle persone sottoposte a misura restrittiva della libertà personale della Campania, la Fondazione Ordine dei Farmacisti di Napoli, l’Ufficio interdistrettuale di Esecuzione penale esterna di Napoli, l’Ufficio di Esecuzione penale esterna di Caserta e l’Ufficio di Sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere.
L’esperienza di partecipare al ‘Farmaco per tutti” – spiega il garante dei detenuti della Campania Samuele Ciambriellomi è stata proposta dalla direttrice del carcere di Santa Maria Capua Vetere e l’ho trovata subito una ottima esperienza da lanciare insieme all’ordine dei farmacisti di Napoli. Mi piace che i detenuti possano ora aiutare un’altra sorta di invisibili per la società, avendo loro una possibilità di riscatto e inclusione sociale. Queste persone saranno scelte dal magistrato di sorveglianza e un paio di volte a settimana verranno a Napoli, per reintegrarsi nella società”. I detenuti, spiega il direttore del carcere Donatella Rotundo, “sono l’obiettivo principale della mia missione in questo istituto, lavorando per il loro reinserimento in società al primo posto. A Santa Maria Capua Vetere mancano le attività di inclusione sociale, stiamo lavorando su questo; ora c’è il un progetto che ha un doppio valore speciale, permette ai detenuti di perseguire l’obiettivo di rieducazione e inserimento e porta anche un sostegno alle fasce deboli”.
Ciambriello ha aiutato il carcere a trovare un’associazione che collabori per il trasporto dei detenuti a Napoli due volte alla settimana, in un’iniziativa su cui lavora Marco Puglia, magistrato di sorveglianza nel carcere di Santa Maria Capua Vetere: “I criteri che valutano – spiega – il percorso di ogni detenuto nel penitenziario pesano poi sulle sperimentazioni esterne. Abbiamo già altre esperienze su altri protocolli, ad esempio con imprenditori del settore tessile che oggi hanno detenuti dentro la prigione o anche nelle sedi aziendali che si stanno specializzando nella arte delle camicie su misura per avere un mestiere dopo la pena”.