Benevento – Continua il processo ai danni del clan Sparandeo in merito a un’indagine del 2017 eseguita dalla Dda di Napoli in relazione a dei lavori di rifacimento e sistemazione di immobili di via Santa Maria degli Angeli, a Benevento. Secondo gli inquirenti alcune persone avrebbero imposto il pizzo su questi immobili, con lavori a titolo gratuito nonché con l’obbligo di acquisto di materiale in determinati posti. Fatti che secondo la difesa non rispondono al vero e che quindi stanno contestando. Questa mattina presso il Tribunale di Benevento davanti al rito Collegiale c’è stata l’udienza per sentire i test del Pm Landolfi della Dda di Napoli. Prossima udienza a novembre 2022.
Si parla di ipotesi di estorsioni ai danni dei titolari delle imprese che eseguivano i lavori (sia della città che esterni). Nel mirino dell’attività investigativa anche alcune vicende relative all’uso di un appartamento in via Quasimodo e al mancato pagamento di lavori e materiali. Dall’associazione per delinquere di stampo camorristico all’ipotesi di falso con l’aggravante del metodo mafioso: questi i reati contestati.
L’indagine è cominciata nel 2017, partendo da una verifica su alcune attività commerciali di Benevento. Intercettazioni telefoniche e ambientali hanno poi permesso di ricostruire i legami tra vari soggetti coinvolti. Otto le persone chiamate in causa a vario titolo, con accuse e posizioni diverse. I fatti vanno dal settembre 2016 al febbraio 2017, e gli indagati chiamati a giudizio appartengono tutti al clan Sparandeo. Tra loro c’è anche il capoclan Corrado Sparandeo, 65 anni (avvocato Luca Russo). Tra gli imputati anche Arturo Sparandeo, 39 anni (avvocato Gerardo Giorgione) Gabriele De Luca, 33 anni (avvocato Gerardo Giorgione), Maria Intorcia, 48 anni (avvocato Gabriele Nuzzi), Carmine Morelli, 62 anni (avvocato Antonio Leone), Stanislao Musco, 45 anni, Floreano Santamaria, 59 anni, Mario Siciliano, tutti di Benevento.