Napoli – “Non sono dispiaciuto per il venir meno dell’esigenze cautelari per alcuni indagati. Va bene che affrontino il processo da liberi, l’importante è che non si corra il rischio della prescrizione”. Lo dichiara, in una nota, il garante campano delle persone sottoposte a misura restrittiva della libertà personale, Samuele Ciambriello, che spiega “non vi è più pericolosità sociale e non c’è il rischio di inquinamento probatorio: sono questi i motivi per cui il Tribunale del Riesame ha revocato le misure cautelari per alcuni agenti indagati per i noti fatti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere”.
“A quasi un anno dalla emissione dell’ordinanza – dice ancora il garante – che sottopone gli imputati all’obbligo di dimora, appare normale che il Tribunale del Riesame ritenga non più attuali le esigenze processuali che, all’epoca, hanno consigliato l’obbligo di dimora a carico di alcuni indagati, probabilmente per il sensibile lasso di tempo intercorso dai fatti criminosi, come normalmente accade nei processi. Anche se non era stato dello stesso avviso il Giudice per le indagini preliminari, che aveva rigettata le richieste dei difensori, adesso quello del Riesame – com’è ben intuibile – è un provvedimento che, limitando il giudizio solo all’attualità o meno della pericolosità iniziale, nulla incide sulla prova dei fatti e, quindi, sull’esito finale dell’udienza preliminare. Durante quest’anno, alcuni di loro sono stati nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, altri agli arresti domiciliari e altri sottoposti ad obbligo di firma o dimora; tutti sono stati sospesi dal servizio, sia agenti che amministrativi. Per molti di loro il Giudice del Riesame ha dovuto revocare per legge la misura cautelare, non certo per atto di “clemenza. Io spero che giustizia venga fatta, che gli agenti coinvolti vengano rinviati a giudizio, ma ritengo giusto che arrivino al processo da liberi. Mi auguro che ci sia un’accelerazione sulla decisione del rinvio a giudizio. Il processo deve concludersi in fretta e sullo stesso, nemmeno lontanamente, ci deve stare l’ombra della prescrizione”. In merito al clamore mediatico della notizia, il Garante campano parla di “una disinformazione costruita ad arte. Molti titoli di giornali e siti stanno gettando ombre sul processo in corso per la ‘mattanza’ compiuta da centinaia di agenti ai danni dei detenuti del reparto Nilo del carcere di Santa Maria Capua Vetere. Io dico che le prove sono chiare: oltre alla mia denuncia e a quella dei detenuti, ci sono delle immagini inequivocabili. Mi dispiace solo che si vedono molti agenti con i caschi, che hanno compiuto un reato, ma che non sono identificabili. Per questo, invoco che vengano messi sui caschi dei codici identificativi, anche per le altre forze dell’ordine che si occupano di ordine pubblico nelle manifestazioni di piazza, dove avvengono scontri, come recentemente accaduto sia nelle manifestazioni di studenti che in quella dei pescatori”.