Milano – Con l’accusa di tentata estorsione perché avrebbe, secondo l’accusa, provato ad ottenere da una persona in modo illecito e con minacce 100mila euro, è stato rinviato a giudizio l’ex centrocampista, e ora imprenditore, Davide Bombardini, 48 anni, che nella sua carriera ha giocato, tra l’altro, per il Palermo, il Benevento, la Roma, l’Atalanta e il Bologna.
Lo ha deciso oggi il gup di Milano Lorenza Pasquinelli accogliendo la richiesta di processo formulata dal pm Leonardo Lesti anche per Andrea Beretta e Claudio Morra, due ultrà dell’Inter.
Il processo per i tre imputati inizierà il 13 ottobre davanti all’ottava penale. Stando all’imputazione, i tre, assieme ad una persona “rimasta ignota“, avrebbero tentato di costringere “con minaccia” la presunta vittima “a consegnare dapprima a Bombardini“, poi a Beretta e Morra, “la somma di 100mila euro“.
E ciò malgrado, scrive il pm, il 59enne, che avrebbe subito il presunto tentativo di estorsione, “non avesse alcun debito nei confronti del Bombardini“, dato che aveva “corrisposto” a lui il “saldo relativo all’acquisto delle quote sociali della ‘Milano Procaccini srl’“, impresa edile, che l’ex trequartista rosanero “deteneva“.
I tre, sempre secondo l’accusa, si sarebbero recati il 28 novembre 2018 in un cantiere a Milano dove il 59enne lavorava. E avrebbero usato “toni e modi aggressivi ed intimidatori” per richiedere quel “credito del tutto inesistente“, dicendogli che se non avesse consegnato i soldi avrebbero “agito di conseguenza“.
I due ultrà, in particolare, gli avrebbero detto che “erano creditori” dell’ex calciatore e che quindi “da adesso in poi sarebbero stati i suoi creditori e i 100mila euro avrebbe dovuto darli a loro“. Il giorno dopo, poi, Bombardini avrebbe telefonato per ribadire “la richiesta illecita” dicendo che aveva “tempo fino alla sera per pagare“, altrimenti “avrebbe visto cosa sarebbe successo“. L’uomo, però, fece denuncia e scattò l’inchiesta.