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Benevento – Trent’anni dalle stragi di Capaci e Via D’Amelio, una ferita che sanguina ancora. È la storia del nostro Paese, la storia che va insegnata ai più giovani, nelle scuole, su cui occorre impegnarsi e riflettere per capire l’Italia di quegli anni e l’Italia che vorremmo. Per questo motivo la Procura di Benevento ha organizzato, presso l’auditorium Sant’Agostino, un incontro dal titolo “Memoria e/è Impegno”, insieme all’Università degli Studi del Sannio e a tante istituzioni e associazioni del territorio. Un momento di ricordo ma anche di riflessione per ricostruire quello che è accaduto e formare una memoria per le nuove generazioni.
Ad aprire la cerimonia, ampiamente partecipata, l’evento teatrale “Con le loro parole” che ha visto la partecipazione degli attori della compagnia teatrale Solot, dei giovani musicisti dell’orchestra del liceo Guacci, diretta dal Maestro Debora Capitanio, e dal corpo di ballo del Centro Studi Danza Carmen Castiello, ineccepibile nel far immergere la platea in una atmosfera commovente. 
Spazio poi ai saluti istituzionali da parte del Rettore, Gerardo Canfora, del Prefetto di Benevento, Carlo Torlontano, del Presidente del Tribunale di Benevento, Marilisa Rinaldi, del Sindaco di Benevento, Clemente Mastella e del Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Benevento, Stefania Pavone.
“Sono date che hanno rappresentato uno spartiacque per tutta la mia generazione – ha spiegato il Rettore Canfora -. Fu uno choc, ci sembrò la prima volta che la mafia stava dichiarando guerra aperta allo Stato. E questo fatto fu un momento incredibile per molti, e così nacque una stagione nuova, di impegno e di determinazione nella lotta alla criminalità organizzata. E oggi, 30 anni dopo, quella nuova ventata, quell’impegno collettivo, non vanno assolutamente diluiti con il passare del tempo. Bisogna tenere sempre alta l’attenzione. E soprattutto la memoria è il punto di partenza della consapevolezza e allo stesso tempo la consapevolezza è il punto di partenza dell’impegno”.
“Il primo strumento per combattere l’illegalità è la cultura – ha aggiunto il Prefetto – e son contento oggi di vedere tanti giovani. Non abbiamo bisogno di eroi ma solo di persone educate e rispettose delle leggi”. Sulla stessa scia il sindaco di Benevento, Clemente Mastella, che ha definito l’evento una manifestazione educativa fondamentale per i giovani e per “trasmettere loro in maniera significativa ciò che è accaduto anni fa. Il ruolo della politica è fondamentale, in uno Stato laddove ci sono dei conflitti non può pagare sempre il cittadino. Falcone e Borsellino sono stati dei punti di riferimento. L’accaduto fu una caduta di un muro italiano che abbiamo vissuto con molta angoscia. Da quel momento in poi ci fu un cambiamento epocale”.
“L’istruzione taglia l’erba sotto ai piedi della cultura mafiosa – ha aggiunto Stefania Pavore, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Benevento -. C’è quindi bisogno di uno stravolgimento culturale il cui motore deve essere necessariamente la scuola per cercare di far sì che i ragazzi acquistino la consapevolezza di quelli che sono i loro diritti. Questo dolore e questa sofferenza non li possiamo dimenticare, dobbiamo fare passi in avanti per arrivare ad una liberazione e al riscatto”. 

I lavori sono stati introdotti dal Procuratore Aldo Policastro, che ha accolto l’ospite dell’evento, il presidente nazionale di Libera don Ciotti, e ha parlato dell’importanza della continuità del ricordo, che “non è una ripetitività ma un valore. La memoria però non è sufficiente, è fondamentale l’impegno. Falcone e Borsellino sapevano che il loro destino era già segnato ma continuavano a svolgere il loro dovere, io non so se erano veramente uomini come noi, perché credo che sapere di mettere a rischio la propria vita e continuare comunque a fare il proprio dovere sia un di più. Ma allo stesso tempo penso che in un paese democratico non debba essere chiesto a nessuno di mettere in gioco la propria vita per fare il proprio dovere”. 

“Si rimane disorientati di fronte a questi caduti, – ha aggiunto – vittime da onorare. Lo Stato ha fatto qualche passo falso, non ha consentito ancora fino in fondo di accertare esattamente che cosa sia avvenuto. E io non so se sia soltanto la magistratura che debba farlo, io penso e su questo sono assolutamente convinto che la politica sia l’attività che si deve prendere cura dell’interesse generale, anche degli interessi della magistratura stessa. La politica è il luogo in cui queste verità possono essere accertate e io penso che sarebbe stato opportuno che la commissione antimafia su questo punto facesse gli approfondimenti necessari, senza interferire con l’autorità giudiziaria”.