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Una ricerca nei “punti oscuri” della storia, per ritrovare le tracce del nostro passato. Per capire cosa è successo anche nel Sannio, mentre le dittature e le guerre sconvolgevano il mondo. Un percorso per acquisire competenze trasversali, che ha visto protagonisti gli alunni della 3A del Liceo Scientifico “Galilei” di Piazza Risorgimento. Questo l’obiettivo del progetto multidisciplinare, intitolato “Internati, Testimoni di Geova e Donne Violate. Memorie di un’altra Resistenza in Archivio di Stato di Benevento”.

Dalle carte e dai documenti sono venute fuori le drammatiche storie  di tanti perseguitati sanniti durante il fascismo, religiosi, militari e civili, tante vicende di oppressione che hanno anticipato le lotte per l’emancipazione femminile e l’uguaglianza. La ribellione al regime fascista provocò tanti arresti e condanne. I ragazzi hanno concentrato la loro attenzione sulla difficile condizione dei Testimoni di Geova, che non potevano professare la loro religione soprattutto dopo il Concordato dell’11 febbraio 1929.

Quelli che predicavano l’evangelizzazione, avendo come bussola la Bibbia, erano invisi alle dittature, perché erano contro l’uso delle armi. Non venivano mandati nei campi di sterminio come gli ebrei, ma arrestati e incarcerati. Tra i capi di questa corrente religiosa spicca Donato Iadanza, agricoltore di Pietrelcina, nato nel 1906, ostile ad ogni governo totalitario, che patì diverse angherie per portare avanti il suo credo ispirato dal quinto comandamento “Non Uccidere”,  finendo per diversi mesi nel carcere giudiziario di Benevento.

La sua storia è emersa attraverso alcune sue lettere scritte alla moglie. Il “testimone” Donato è morto nel 1990. Nella Sala Pacca dell’Archivio di Stato, dove si è svolta la presentazione del progetto scolastico, è venuta la nipote Pina, che con grande emozione ha ricordato suo nonno. “Non conoscevamo -ha detto- tutti questi particolari. Sapevamo che aveva studiato la Bibbia e che ha sempre lottato. Siamo orgogliosi dei suoi sacrifici. Lo dobbiamo anche a lui se oggi possiamo professare liberamente la nostra religione”.

I ragazzi sono stati guidati dalle docenti Mariagrazia Cotugno e Benedetta Santamaria ed accompagnati nello studio da Valeria Taddeo, ex direttore dell’Archivio di Stato. Un altro spaccato interessante è stato quello relativo agli internati che non vollero aderire alla Repubblica di Salò. Quelli della provincia di Benevento sono tanti, da Giuseppe Guerrera di Pontelandolfo a Giovanni Masciotta di Frasso Telesino, da Lorenzo Damiano di Montesarchio ad Angelo di Carlo di Solopaca. Di particolare rilevanza storica una sentenza di condanna per violenza carnale, avvenuta negli anni trenta, da parte di un giovane di 22 anni, di nome Guido, su una ragazza, Antonietta, appena tredicenne.

La ricerca ha ribadito l’importante ruolo delle fonti. “L’Archivio -ha sottolineato Taddeo- è come un laboratorio, perché consente un confronto sui documenti, di ricostruire il contesto storico. Ma oggi c’è il problema del personale che manca ,dopo che molti di noi sono andati in pensione. Bisogna fare i concorsi, perché altrimenti gli archivi di Stato corrono il rischio della chiusura”. “Questa è una bellissima iniziativa -ha concluso il dirigente scolastico Giovanni Marro- lo studio della storia deve servire a non farci ripetere gli errori del passato. Perché potrebbero esserci dei “ritorni”, come vediamo con la guerra in Ucraina”.