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Salerno  – Tanti messaggi d’amore ai tifosi granata e tanta voglia di continuare a lasciare il segno. Franck Ribery ai microfoni di Dazn ha confidato tutte le emozioni che sta provando nel corso di questa stagione. A novanta minuti dalla fine la Salernitana vede il traguardo avvicinarsi ma contro l’Udinese non potrà permettersi cali di tensione. L’asso francese, in un’intervista tutta particolare a bordo di un peschereccio, ha affrontato vari temi rispondendo alle domande di Diletta Leotta. Abbiamo provato a riassumerli: 

Rapporto con Salerno – “E’ una bellissima città, qui si vive per il calcio. Sono contento di essere qui, la gente non ha bisogno di grandi cose per vivere la vita con il sorriso. E io sono come loro, mi piace il calcio, vivo per questo sport che mi fa sentire sempre bambino. Salerno mi ricorda le città del Sud della Francia che conosco bene, ha molti tratti in comune con Marsiglia, Saint Tropez. I tifosi hanno una mentalità diversa rispetto al nord, sia in Italia che in Francia. Sarà merito del mare, del sole, ma l’umore è sempre positivo. Si avverte quando le incontri per strada che le persone sono felici”. 

Stadio Arechi – “Non è grande ma i tifosi sono incollati ai giocatori. L’ambiente di questo stadio mi dà una sensazione diversa rispetto agli altri in cui ho giocato nel corso della mia carriera. La gente fa sentire tutto il suo calore dal primo all’ultimo minuto, questa cosa mi motiva a dare il massimo. So che i nostri tifosi fanno tanti sacrifici nella vita per portare allo stadio la famiglia, i loro bambini. E so che quando vinciamo il giorno dopo si sveglieranno felici perché la Salernitana ha ottenuto un buon risultato. E’ per questo che perdere mi fa stare male, perché so quanto ci tengono”. 

Stanchezza – “Gli acciacchi si sentono perché dopo venti anni di carriera posso dire che ho corso tanto, ho fatto tanti viaggi, ho giocato tante partite. Ma quello che conta è la passione, è lei che ti fa andare avanti. Quella o ce l’hai o non ce l’hai. E’ una questione di mentalità, di rispetto per la maglia che si indossa. E io ne ho tanto. Alla fine, quando esco dal campo, devo essere consapevole di aver dato tutto. Quando c’è allenamento sono contento di farlo, mi sveglio felice. E quando giochiamo la partitella voglio sempre vincere anche quella”

Accoglienza – “Quando sono arrivato qui a Salerno ho ricevuto un’accoglienza incredibile. Questo mi ha dato la forza e la motivazione giuste. Sono dettagli che ti fanno sentire sempre più vicino ai tifosi, ad avere un grande rapporto con loro”. 

Giovani  – “Mi piacciono i giovani che sono intelligenti, che ci credono e che hanno fame. Ho conosciuto tanti ragazzi che avevano talento ma non avevano né fame né grinta. Alaba è un esempio di un calciatore che ci ha creduto, quando l’ho conosciuto era un ragazzo a cui ho detto che non avrebbe dovuto pensare alla macchina di lusso e alla ricchezza. E’ stato molto intelligente e oggi parliamo di un giocatore che ha vinto tanto. Lo stesso dico di Vlahovic, che ha una mentalità incredibile. Quando ero a inizio carriera io stesso ho osservato i campioni della Nazionale del 2006 per crescere a livello di mentalità. Oggi vedo che i ragazzi si perdono dietro a troppe cose materiali, tralasciando i valori veri della vita”.

Carriera – “Thuram, quando ero piccolo, mi disse ‘goditi il calcio perché va troppo veloce’. Inizialmente non lo presi sul serio, ma poi mi sono reso conto che aveva ragione perché gli anni passano davvero troppo velocemente. Ieri avevo 25 anni, oggi 39, in un soffio”

Allenare – “Mi piacerebbe fare l’allenatore un giorno, non ci penso perché ho ancora voglia di giocare. Quando senti di poter dare ancora qualcosa alla gente è giusto che prosegui in campo, ma il ruolo dell’allenatore mi piace perché può stare vicino ai giocatori. Negli ultimi cinque o sei anni ho svolto un ruolo simile in campo grazie all’esperienza accumulata”

Italia – “Mi piace molto l’Italia, mi piace lo spirito italiano. Sono stato due anni a Firenze, ora sto benissimo a Salerno. La standing ovation di San Siro, quando giocavo nella Fiorentina, è stato un momento emozionante. San Siro ha conosciuto tanti grandi campioni, quel momento ha tanto valore e non posso dimenticarlo”. 

Bayern – “A Monaco di Baviera sono a casa mia, forse ancora di più rispetto alla Francia. Nel 2012 perdemmo tutto: coppa di Germania, campionato e finale di Champions League. E’ stato un anno durissimo, le vacanze furono un disastro. Ma l’anno dopo vincemmo qualsiasi cosa. Ecco, questo è il calcio. Si vive per le emozioni che ti dà, nel bene e nel male”. 

Assist – “Mi piace molto servire i compagni e fargli fare gol, mi piace vederli felici. Forse sono pazzo, ma sono troppo felice di vedere il mio compagno di squadra esultare. E’ per questo che ne ho totalizzati tanti”.

Leggenda – “Non è stato sempre semplice fare bene in carriera. Venivo dalla strada e sono riuscito a giocare con tanti campioni. Quando credi in qualcosa, quando fai dei sacrifici, nella vita arrivi sempre al tuo obiettivo. 

Mondiali – “Vedere i Mondiali senza l’Italia sarà un peccato per tutti. E’ difficile per i giocatori, dispiace per il Paese, ma bisogna andare avanti perché l’Italia è l’Italia. Rimane un grande Paese, una grande nazione”. 

Famiglia – “E’ normale che mi manchi la mia famiglia, ma è giusto insegnare ai figli che bisogna fare sacrifici per lavorare. Prima di venire a Salerno ho parlato con loro, la ritengo una cosa fondamentale quando bisogna effettuare una scelta”. 

Ricordi – “Se potessi premere un pulsante per tornare indietro a un momento specifico della mia vita tornerei a quando ero bambino, nel mio quartiere, a giocare tutta la sera fino alle due o tre del mattino. Quando penso a quei momenti mi vengono i brividi”

Gioventù – “Da piccolo ho pensato anche di lasciare il calcio, a 17 anni. Giocavo in serie C, al Sud della Francia. La società fallì e fu durissima. E’ stato il punto più basso ma mi ha fatto capire che bisogna fare dei sacrifici se si vuole veramente qualcosa. 

Gag – “Una volta guidai il pullman del Bayern Monaco e colpii il muro, una bravata. Alla fine chiesi a Hoeness quanto avrei dovuto pagare per risarcire il club…”.