“Spalletti resterà sulla panchina del Napoli soltanto se sentirà Partenope nell’anima”. Parole e musica di Aurelio De Laurentiis, presidente azzurro che non manca – all’occorrenza – di pungolare il capro espiatorio di turno. Il numero uno del Napoli stavolta ha preso di mira la residenza dell’allenatore, che non vive stabilmente nel capoluogo campano per cause familiari. “Ha moglie e figlie a Milano, quando la sua anima si tingerà di azzurro allora non potrà farne a meno. Non mi risulta che abbia una casa a Napoli…”. La bordata è servita, oggi come in passato, quando i destinatari erano stati altri allenatori forse colpevoli di aver rubato la scena al patròn.
Se non fossero frasi serie verrebbe almeno da sorridere, ma De Laurentiis non aveva l’aria di scherzare nonostante il solito sarcasmo da padrone della festa. Ha mosso una critica che in breve tempo ha fatto il giro dei quotidiani, ma l’ha mossa senza indugiare evidentemente su se stesso. Da quando ha assunto la guida del Napoli, ben 18 anni fa, non ha creato nulla di nuovo che identificasse la squadra con la città. Ha rimodernato il centro di Castel Volturno, che resta comunque ben lontano dagli standard dei top club, ma non ha creato strutture che prima non esistevano. Non ha tirato su la famosa ‘scugnizzeria’, che avrebbe dovuto essere l’equivalente della ‘cantera’ del Barcellona, e non ha regalato alla città una sede storica del club, dove poter presentare un calciatore o un allenatore. Per non parlare della sede della sua Filmauro, il cui trasferimento da Roma è stato tirato spesso in ballo (l’ultima volta proprio due giorni fa) ma mai realizzato.
Il Napoli negli anni si è ritagliato un ruolo di primo piano nel calcio italiano centrando spesso la qualificazione nell’Europa che conta, ma in termini di appeal ed emozioni non si può certo dire che la società non viva di rendita. E’ come se volesse tenere a freno l’umore e l’amore di una piazza che meriterebbe ben altro rispetto ai soliti teatrini da cinema, creati per tenere alta l’attenzione discostandola da problemi più seri, sebbene pur sempre calcistici. E invece i tifosi sono chiamati a sorbirsene una al giorno. Anche questa, molto simile alla storia del bue che dà del cornuto all’asino. Una presa in giro indiretta, l’ultima di una lunga serie.