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Napoli – Teatro di storie di grandi campioni, da Girardengo a Binda, da Eddy Merckx – che proprio a Napoli vinse il suo primo Giro d’Italia – a Moser, e di tappe leggendarie, il passaggio della Carovana Rosa nel capoluogo partenopeo non è mai banale. La tappa di sabato prossimo – l’ottava, da Napoli a Napoli attraverso Pozzuoli, Quarto, Giugliano, Bacoli e Monte di Procida con un omaggio a Procida Capitale Italiana della Cultura 2022 voluto dalla Città Metropolitana di Napoli – sarà la 45ma volta del Giro nella città partenopea (dopo Milano e Roma la città con più passaggi) dove torna a distanza di nove anni. Napoli è stata presente nelle prime tre edizioni del Giro. La prima volta risale al 1909, quando la carovana giunse a Napoli da Chieti. E vi giunse in misura ridotta: dopo che nella tappa precedente quattro corridori furono squalificati per aver preso il treno. A Napoli, invece, il gruppo arrivò dopo averne percorso 242, di chilometri: primo Giovanni Rossignoli, maglia Bianchi, sul podio Galetti e Canepari.

Il giorno dopo partenza da Napoli per la capitale. “Successivamente – racconta Gian Paolo Porreca, autore del libro ‘Il Giro Racconta, la meravigliosa storia della Corsa rosa e dei suoi 115 arrivi in Campania’, oggi in uscita – il ciclismo avrebbe declinato, in un rosario di almanacchi e avventure, fino alla Grande Guerra ed al suo black-out, eroi come Albini, Gaetano Belloni, l’eterno secondo che a Napoli fu invece per quattro volte primo, Aymo, Costante Girardengo, due successi all’attivo, Zanaga e Piemontesi, Binda, Raffaele Di Paco, Olmo, Servadei, e un oscuro tedesco, il primo straniero a vincere qui, un tedesco di nome Gerard Loncke“.

Indimenticabile l’arrivo del ’68, nell’unica edizione che si è conclusa a Napoli. Trionfatore assoluto del Giro di quell’anno fu Eddy Merckx, vincitore, sotto la pioggia del suo primo Giro d’Italia. A Napoli, al termine di una Caserta-Napoli a cronometro, in una Piazza Plebiscito invasa di bici, avrebbe poi vinto Francesco Moser, in maglia rosa, sbrindellando i ciottoli della Doganella, come corresse ancora una ‘Roubaix’, nel 1979. Per passare al ’96, quando con uno sprint dei suoi SuperMario Cipollini fece suo l’arrivo nel capoluogo partenopeo. Poi una pausa lunga 13 anni quando, nel 2009, Napoli raccolse il testimone dalla vesuviana Ercolano per lanciare i corridori verso il traguardo della ciociara Anagni. L’ultima volta risale al 4 maggio del 2013. Era l’anno delle World Series dell’America’s Cup nello specchio d’acqua di Castel dell’Ovo, ma in quell’occasione a volare via come un catamarano spinto dal vento fu il velocista britannico Mark Cavendish, che bruciò sul traguardo l’italiano Elia Viviani e il francese Nacer Bouhanni.