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NAPOLI – Finale col botto. Mancano due partite al termine del campionato “più cazzuto” di sempre (“chissà, magari ancora un miracolo…”). Ma il botto, Aurelio De Laurentiis lo fa esplodere lontano dal Maradona: vale a dire nella sala giunta del Comune di Napoli.

E’ qui, infatti, che si ritrova con il manager Stefano Ceci e il sindaco Manfredi per (ri)presentare la statua di Diego Armando, Re di Napoli.
 
Quella che sarà (ri)sistemata fuori allo stadio.
 
Quella (in miniatura) che è stata regalata al sindaco (ma che il diretto interessato assicura che non sistemerà sulla scrivania come faceva de Magistris fino a farla sembrare quella di un mercatino).
 
E quella del calco del piede sinistro che sarà sistemato in una piazza di Scampia per significarne “il riscatto” (ma che per Dela viene buona anche “per dare un calcio nel culo a quelli che ci rompono le scatole”).
 
Fatto sta che l’incontro con la stampa non può non scivolare su quella che è la madre di tutte le partite: lo stadio.
 
A Milano, a Firenze, a Roma: tutti ne progettano uno nuovo.
 
Presidente, lo famo anche noi?
 
Sì. Ma non strano, eh! Quella è un’altra cosa…”.
 
L’assist era troppo succulento per uno che ama la battuta e conosce i film di Carlo Verdone come il patron azzurro.
 
In ogni caso: le parole che aprono il cuore alla speranza sono di un pragmatismo che fanno ben sperare. E svelano che, dopo 18 anni di presidenza, oltre a rimanere nella storia del Napoli, Dela sogna di rimanere nella storia di Napoli.
 
Ormai dovreste saperlo, io sono portato ad abbandonare ogni idea di vecchio. Tant’è che qualche volta mi avete dato del visionario. Ma da 18 anni che sto qui, tutte le cose che ho detto si sono sempre avverate. Allora: vi dico che noi lo stadio lo rimettiamo a posto. Vogliamo una struttura che possa vivere sette giorni su sette, che sia all’avanguardia da qui a prossimi venti, trent’anni. Ma sappiamo che bisogna studiare la cosa per bene. Dal punto di vista dell’urbanistica, della viabilità, dei trasporti, della risistemazione del quartiere, del coinvolgimento di tutti i residentidi Fuorigrotta. E con la volontà di tutti: evitando che qualcuno, all’improvviso, possa alzare un dito e bloccare tutto. Al di là dei limiti che, se non ci sei amico, sono pronte a mettere le Soprintendenze. Lo vogliamo fare davvero tutti?”
 
Il primo che risponde alla domanda del presidente non può che essere il sindaco:
 
Da parte del Comune, ci sarà la massima disponibilità. Anche se non è facile, a cominciare da un vincolo monumentale sull’attuale stadio che, in ogni caso, all’epoca della ristrutturazione per Italia 90, con quella copertura che hanno fatto, non so quanto sia stata rispettata…”
 
Ricordato che a Londra hanno buttato giù e rifatto ex novo Wembley, “in ogni caso – ragiona Manfredi – prima di tutto, bisogna fare uno studio di fattibilità tecnica”.
 
A questo punto, è proprio Dela che parte in pressing.
 
Beh, sindaco: tu sei professore di ingegneria…”
 
E da ingegnere voglio partire dalle cose concrete, senza voli pindarici. La nostra volontà di fare lo stadio c’è, ma senza sfociare nella propaganda”, la risposta a microfono acceso del primo cittadino.
 
Considera – gli fa ancora il presidente – che 6 anni fa presentammo un progetto dello stesso studio di quello che ha disegnato lo Juventus Stadium: ripartiamo da quello”.
 
Ecco: l’ultima frase, “ripartiamo da quello”, Manfredi la ripete in coro con Dela.