Tempo di lettura: 2 minuti

Napoli – Accusato in primo grado da otto pentiti e in appello da cinque, ma sempre assolto. E’ la vicenda che ha coinvolto l’imprenditore dei rifiuti di Castel Volturno (Caserta) Ludovico Ucciero, 76 anni, imputato per concorso esterno in camorra sulla base proprio delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia del clan dei Casalesi, tra i quali compaiono nomi importanti, come Gaetano Vassallo, tra i responsabili delle ecomafie, o l’ex killer Oreste Spagnuolo, tra i protagonisti della stagione stragista dei Casalesi guidata nel 2008 nel Casertano – 18 i morti ammazzati – da Giuseppe Setola. I pentiti avevano parlato di Ucciero come di uno dei tanti imprenditori al servizio del clan nello strategico e ricco settore dei rifiuti, capace di accaparrarsi in posizione di quasi monopolio appalti pubblici grazie proprio al sostegno delle cosche casalesi, in particolare della famiglia Bidognetti; ciò aveva portato la Dda di Napoli a chiedere e ottenere l’arresto di Ucciero nel giugno 2011 e il sequestro della sua azienda (Ecologia Euroambiente); Ucciero rimase in carcere per oltre due anni. Le accuse e le dichiarazioni incrociate dei pentiti però non sono state ritenute attendibili né nel processo di primo grado, concluso nel 2013 con la sentenza di assoluzione emessa dal collegio del tribunale di Santa Maria Capua Vetere presieduto da Orazio Rossi, né dalla Corte di Appello di Napoli (quinta sezione), che ha confermato ieri l’assoluzione, quasi nove anni dopo il primo verdetto, accogliendo le argomentazioni di Nando Letizia, difensore di Ucciero, che ha dimostrato, analogamente al primo grado, come i resoconti dei collaboratori sugli appalti fossero errati, e che Ucciero non era affatto un monopolista né era colluso.