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Napoli – Agli allevatori ribadiamo la nostra volontà di lavorare a braccetto. E lo stesso chiediamo di fare ai veterinari. Ma basta con il linciaggio. Siamo arrivati al punto che mio figlio, 6 anni, l’altro giorno mi ha detto che sono cattivo perché voglio abbattere le bufale buone” sbotta l‘assessore regionale all’Agricoltura, Nicola Caputo. Con lui, in una conferenza stampa torrenziale (durata tre ore) c’è schierata tutta la filiera istituzionale responsabile dell’applicazione del contestato – da una parte degli allevatori – piano di eradicazione delle malattie infettive nella provincia di Caserta. C’è il direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno, Antonio Limone, il rappresentante del Ministero della Salute Pierdavide Lecchini, il responsabile dell’Unità Operativa Dirigenziale della Regione Campania ‘Pubblica Veterinaria’ Paolo Sarnelli, numerosi docenti come il professor Giuseppe Campanile che annuncia querele.
L’obiettivo è subito messo in chiaro: ristabilire la verità e smentire quelle che a turno Caputo e Limone definiscono “insinuazioni da smascherare” o più direttamente “delle falsità“. A partire dall’assunto di base: e cioè che le bufale che vengono mandate al macello sono solo quelle infette perché risultate positive ai test imposti dai regolamenti comunitari e dal Ministero della Salute.
Siamo sempre disponibili al dialogo – spiega Caputo – ma il piano è questo. E non l’ha fatto l’assessorato, ma un team di tecnici di alto profilo che l’ha condiviso con i protagonisti già a gennaio. L’abbiamo già rivisto, introducendo la vaccinazione, e gli allevatori sanno che non abbiamo nessun interesse ad abbattere le bufale. Qui non c’è un muro contro muro. Perché mai vorremmo abbattere le bufale? Noi vogliamo solo eradicare brucellosi e tubercolosi sulla base due principi: rigore massimo e vicinanza agli allevatori. L’appello che arriva da qui è dismettiamo le armi e lavoriamo assieme”.
La puntata di Report andata in onda ieri sera è il convitato di pietra. La cita Caputo. Ci va giù duro il direttore dell’istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno Antonio Limone: “E’ stato detto il falso. Un sacco di fandonie. E’ stata data l’immagine di istituzioni che con la regia della camorra, e per favorire qualche industria, fa abbattere animali sani, mandando al macello animali che non hanno niente. Una vergogna. Nessuno di noi ha l’aspirazione di essere uno stragista di bufale. Noi abbattiamo le bufale positive, non quelle sane. La mozzarella – sottolinea Limone – è il nostro fiore occhiello, non possiamo mandarla in giro per il mondo con la brucella dentro. È nostro dovere agire. È evidente che noi cerchiamo di abbattere la malattia, non le bufale, ma se la bufala è portatrice della malattia che dovremmo fare? Sorprende che il servizio pubblico della Rai dia una visione distorta del problema”. Limone snocciola le cifre: “Dal 2011 i capi abbattuti per tubercolosi sono 21964, quelli per brucellosi 67843. Sommati fanno numeri ben distanti da quelli forniti in tv. E non è vero neanche che mi sarei aumentato lo stipendio. E’ stata fatta passare l’idea che siamo una banda di lestofanti che abbattono capi negativi.
Se avessimo lasciato in vita quelle bufale avremmo contribuito ad alimentare la malattia. Non esiste nessuna regia occulta – sottolinea – e vogliamo che la magistratura indaghi perché siamo stufi di fare da bersaglio. Per fortuna c’è una maggioranza silenziosa del mondo allevatore sano a fronte di pochi facinorosi”.
A fare chiarezza sulla carne delle bufale abbattute che finisce in commercio è Manuela Tittarelli, dell’Istituto zooprofilattico di Teramo: “Una volta giunto al macello l’animale viene sezionato eliminando la parte infetta, quella che si trasmette col latte. E si procede al recupero del tessuto muscolare che è sano “Non si scherza con queste malattie infettive – mette in guardia Giuseppe Iovane – docente di Malattie Infettive degli animali domestici a Napoli -. E se voglio eradicare non posso convivere col dubbio del capo falso positivo”.