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“E’ fondamentale che tutti gli attori e i portatori di interesse del territorio – istituzioni, enti locali, associazioni, categorie produttive, organizzazioni agricole – facciano squadra per evitare che il Sannio sia espropriato del bene Diga proprio nel momento in cui l’invaso diviene produttivo”.

E’ l’allarme lanciato questa mattina dal Partito Democratico in una conferenza stampa che ha visto protagonisti il deputato Umberto Del Basso De Caro e il segretario provinciale Giovanni Cacciano.  Attenzione centrata, si sarà compreso, sulla Diga di Campolattaro, la più grande opera di interesse per il Sannio inclusa nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Per i Dem, dunque, e per la verità non solo per i Dem, il rischio beffa è dietro l’angolo. E questo nonostante i messaggi rassicuranti giunti da palazzo Santa Lucia. L’ultimo a esorcizzare il pericolo, la scorsa settimana, era stato Fulvio Bonavitacola nel corso di una iniziativa sul tema alla Rocca dei Rettori. “Il Sannio non sarà scippato dell’acqua dell’invaso” – ribadiva il vicepresidente della Regione.  

Ma di parere opposto, dicevamo, è il Pd sannita: “Il nostro territorio –le parole di Cacciano – ha pagato dei costi per la Diga, in termini ambientali e finanziari. La Provincia, in particolare, per portare a compimento e a collaudo l’opera sono venti anni che investe risorse importanti. E adesso che l’invaso può iniziare a produrre si vede tagliata fuori dalla Regione che ha formulato (ad essa stessa) istanza di concessione, in sanatoria, della derivazione delle acque in tutti i suoi usi: potabile, irriguo, idroelettrico e industriale”.

Vedo in giro un grande attivismo” – ha esordito invece De Caro. “Tutti coloro che hanno organizzato incontri e dibattiti sul tema, però, lo hanno fatto ignorando un convitato di pietra che è il Commissario di Governo”. E a rafforzare il concetto, alla stampa è stata distribuita copia del provvedimento con cui il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha nominato commissario il professore Attilio Toscano, esperto in servizio presso il Ministero delle Infrastrutture. “Quando, nello scorso luglio, le competenti commissioni parlamentari fornirono al Governo l’indirizzo a commissariare l’opera – ricorda il deputato Dem – qualcuno (ovvero lo stesso Bonavitacola attraverso una nota stampa, ndr) bollò come “irricevibile e del tutto fuori di ogni logica” l’iniziativa parlamentare. E’ andata a finire diversamente… E oggi – aggiunge l’esponente Pd – sento e leggo di cabine di regia o di funzioni vicarie. Ma è tutta roba di cui non vi è traccia nel provvedimento di Draghi. L’unico riferimento, per la verità, è al ruolo del Parlamento considerato che il Commissario ogni sei mesi dovrà inviare alle Camere una relazione sulle attività svolte”.

L’invito, allora, è a fare le cose “per bene e con serietà”. “Tutti rivendicano qualcosa. Dovrei allora evidenziare che la Diga di Campolattaro fu inserita nel Piano Invasi, legge finanziaria 2018, quando ministro era Delrio e sottosegretario il sottoscritto. Ma andiamo avanti. Non ci interessano né meriti né ruoli. Ci interessa il risultato: questa è una opportunità irripetibile per il Sannio e bisogna coglierla. Dall’utilizzo delle acque, e oltre alle funzioni civiche e irrigue c’è quella idroelettrica che è di fondamentale importanza considerato che parliamo in prospettiva della più grande centrale del Mezzogiorno, può arrivare una spinta fortissima alla crescita del territorio, basti pensare che oggi siamo dipendenti dal Molise e dall’Irpinia. Avviamo allora un dibattito, aperto alle associazioni e agli amministratori e ragioniamo di chi dovrà gestire l’opera una volta realizzata. E dico subito che per me la Provincia – attraverso l’Asea – non può essere esclusa. Ma facciamolo con gli interlocutori giusti, ovvero il Commissario di Governo. Nelle prossime settimane solleciteremo una iniziativa in tal senso”.

Ad ascoltare, nella sala della federazione di corso Garibaldi, anche diversi esponenti delle associazioni agricole sannite, a partire dal presidente regionale della Coldiretti Gennarino Masiello. La sua è stata una delle prime voci a introdurre dubbi sul percorso e sulle scelte compiute dalla Regione. E a quanto pare quei dubbi restano: “C’è una evidente distorsione tra ciò che si va raccontando e la realtà”.