NAPOLI – Oggi sono accadute delle cose che fanno pensare come tra il Governatore De Luca, il sindaco Manfredi e il Partito Democratico si avvicini una sorta di resa dei conti. Che i rapporti tra Palazzo Santa Lucia e Palazzo San Giacomo non fossero ottimali, del resto, lo si poteva capire già dalla questione della governance del Teatro San Carlo, per citarne una tra le più recenti.
Ma oggi è accaduto che a Napoli è arrivato il segretario nazionale del Pd Enrico Letta, il quale ha ripetuto che il terzo mandato consecutivo ai Governatori, ciò che brama De Luca, sarà oggetto di discussione “a tempo debito”. E che “sulla questione del partito regionale, semplicemente ci sarà un’assemblea che finora non si era mai riunita”.
Riassunto delle puntate precedenti: oltre un mese fa, la sollevazione di un gruppo di intellettuali aveva ottenuto come primo effetto proprio le dimissioni da segretario regionale del deluchiano Leo Annunziata. Ma, da allora, il Pd campano non è riuscito a compiere alcun passo in avanti nel designare un suo successore. Bruciato il nome di Stefano Graziano, il rischio che si fa sempre più concreto in vista della composizione delle liste dei candidati per le prossime elezioni politiche, compito che spetta al vertice regionale del partito, è quello di un commissariamento.
Ma su questo Letta ha preso ancora tempo: “L’assemblea regionale dovrà trovare una
soluzione, eleggere un segretario o una segretaria. Se questo avverrà, bene. Se questo non avverrà, prenderemo le opportune decisioni a livello nazionale. Le regole sono queste. E per questo mi aspetto che l’assemblea regionale faccia scelte giuste, dando al partito regionale una guida autorevole. Aspettiamo l’assemblea. Io, ovviamente, guardo a quelle scelte e spero che siano le più rapidi e migliori possibile”.
Il fatto è che il Pd campano è spaccato tra deluchiani (finiti in minoranza) e anti-deluchiani.
Il che lo si evince anche dal secondo fatto di giornata che trascina nella querelle anche Gaetano Manfredi, sempre più faro dei dem che non orbitano più oppure non hanno mai orbitato attorno Palazzo Santa Lucia.
Il Difensore Civico della Regione Campania, Giuseppe Fortunato, è intervenuto a gamba tesa sulla questione delle Municipalità del Comune di Napoli. Da sei mesi, la maggioranza politica del sindaco non trova la quadra per far nominare ai presidenti delle 10 assemblee di quartiere i 3 assessori cui avrebbero diritto da Statuto comunale.
Sennonchè, stamattina l’avvocato Fortunato ha annunciato che “con i poteri conferitimi in caso di inadempienza e trascorsi inutilmente i termini dati, ho provveduto alla nomina di un Commissario ad acta per le nomine degli assessori”.
Ora: naturalmente, quelle degli assessori sono nomine di discrezionalità totalmente politica. Tant’è che anche in passato sono arrivate con mesi di ritardo. Lo Statuto del Comune di Napoli non le rende obbligatorie. Agli assessori non compete, a differenza dei consigli municipali (che sono nel pieno delle loro funzioni) alcun atto deliberativo. E alcuni presidenti, in passato, ne hanno fatto a meno per tutto l’arco del loro mandato senza incorrere in alcun problema.
L’uscita del Difensore Civico, quindi, nelle stanze del Pd e del resto del centrosinistra, è stata intesa per lo più come una “mera provocazione”.
Tanto più che, in realtà, nelle ultime ore si era registrata un’accelerazione per chiudere finalmente l’accordo politico tra le 13 liste che compongono la maggioranza di Manfredi che dovrà portare alle nomine degli assessori.
Ed è Pasquale Esposito, consigliere comunale Pd nonchè presidente della Commissione decentramento del Comune, a centrare il vero punto della questione: “Impiegare sei mesi per nominare vicepresidenti e assessori è senz’altro una brutta prova politica. Ma quella del nove per verificare se davvero l’amministrazione Manfredi, dopo anni, vuole dare una svolta al decentramento comunale, la si avrà con il primo bilancio del suo mandato che andremo a votare in consiglio comunale. Negli anni precedenti, al capitolo Municipalità, corrispondevano 0 euro. Ora, invece?”
Come dire: i presidenti delle Municipalità possono anche nominare gli assessori (e i loro vice). Ma se per loro non ci sono risorse e poteri veri, poco cambia per i cittadini napoletani. Anzi, si risparmiano 30 stipendi da 1400 euro (per gli assessori) e 10 da 1500 euro (per i vicepresidenti).
E quindi: la vita dei napoletani di certo non potrà essere miglliorata da un commissario ad acta e da un suo ipotetico avviso pubblico per selezionare gli assessori “in maniera trasparente e con criterio meritocratico”, come da dichiarazione del Difensore Civico della Regione di De Luca.
Del resto, lo stesso Manfredi l’ha messa così. “La democrazia non può essere commissariata, credo che ognuno debba fare il proprio mestiere. Per gli assessori ho lasciato ai partiti la decisione per trovare un equilibrio politico e per fare proposte sulle giunte. Aspetterò qualche altro giorno, ma se non ci sarà una sintesi dei partiti, deciderò io”. E infatti c’è aria da resa dei conti.