Napoli – ”Mi auguro che al più presto su quei fatti ci possano essere giustizia e verità”. Così il Garante regionale della Campania dei diritti delle persone private della libertà personale, Samuele Ciambriello, ha commentato il rinvio a giudizio per 107 persone, in particolare poliziotti della Penitenziaria e funzionari del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria (Dap), per le violenze avvenute nell’aprile del 2020 nel carcere casertano di Santa Maria Capua Vetere. ”In quelle immagini – ha aggiunto – abbiamo visto poliziotti con il casco consumare reati di violenza e di tortura e non siamo risaliti agli autori. Mi chiedo come sia possibile, anche a 20 anni dai fatti di Genova, non mettere un numero identificativo sui caschi per coloro che operano nelle piazze, nelle manifestazioni, nelle carceri operano così come deve far riflettere il fatto che su 265 agenti che compivano atti di violenza uno solo degli agenti si è frapposto tra loro e chi subiva”.
”Chiedo alla Regione Campania un intervento in materia di sanità: siamo la Regione che da 13 anni vive la sanità penitenziaria e allora stabilizziamo gli operatori sanitari affinché chi entra in carcere come sanitario sappia che ha un posto di lavoro in carcere, invece che contratti a tempo”. E’ la richiesta espressa oggi da Samuele Ciambriello, Garante regionale per i diritti delle persone private della libertà personale, in occasione della presentazione del rapporto annuale sulla condizione delle carceri. Sul fronte sanitario, nelle relazione si pone in particolare l’accento sul Trattamento sanitario obbligatorio. Secondo i dati, nel 2021 sono stati 1349 i pazienti, di cui 18 minori, sottoposti a Trattamento sanitario per problematiche di salute mentale: di questi il 21,9 per cento, pari a 296, sono stati sottoposti a Trattamento sanitario obbligatorio (Tso). Dal Garante regionale anche l’invito alle istituzioni a fare di più sul fronte della cultura nelle carceri. ”Abbiamo un fiore all’occhiello che è il Polo universitario a Secondigliano – ha sottolineato Ciambriello – con 51 studenti e altri 12 sono studiano in altri Istituti penitenziari, ma allo stesso tempo abbiamo anche il più alto numero di analfabeti: 291. Se la cultura libera, se accanto alla certezza della pena ci deve essere anche la qualità della pena, questa passa attraverso il diritto alla salute, il diritto allo studio e il diritto al lavoro”.