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Benevento – Lontano da Benevento, per provare a ritrovare… il Benevento. La decisione è stata presa questa mattina. Dopo la sconfitta con la Ternana e dopo essersi concessa una notte di riflessione, la società ha optato per il ritiro. La sfida decisiva con il Monza, sia in ottica serie A diretta che per un miglior piazzamento play off, si preparerà nella quiete di Novarello, lontano da una piazza che finalmente aveva risposto presente. I 6.823 spettatori della gara con le fere, spinti anche dai risultati del pomeriggio, avevano deciso di concedere fiducia alla squadra di Fabio Caserta, ottenendo in cambio l’ennesima delusione di una stagione che potrebbe essere ricordata come quella delle opportunità mancate.

In una sola partita, il popolo giallorosso ha quasi raddoppiato la media registrata nei precedenti diciassette match casalinghi (3.524). Una cifra che aveva fatto storcere il naso e indotto la società a tendere più volte la mano verso i tifosi, varando iniziative per cercare finalmente di riempire il “Ciro Vigorito”. La lotta a una sorta di disamore testimoniato dai numeri. Solo due volte si erano registrati più di 5 mila spettatori per una gara interna della Strega: contro il Lecce (5.102), alla seconda giornata, e contro il Monza (5.502), cavalcando l’onda delle quattro vittorie consecutive.

Un amore a intermittenza che ha fatto sollevare tanti interrogativi per cercare di svelarne il motivo. I dubbi in merito a una squadra nella quale la città fatica a riconoscersi, incapace di accendere la passione della sua gente. Una sorta di apatia, manifestatasi anche in occasione della gara con la Ternana, eppure in ballo c’era una buona fetta di serie A. Non è, però, solo una questione di categoria. Le vittorie, i momenti esaltanti o le sfide decisive per la promozione richiamano da sempre un pubblico più ampio, succede ovunque non solo a Benevento. Le poche presenze, dunque, non possono attribuirsi esclusivamente alla “spocchia” di chi, assaporato il grande calcio, considera la cadetteria un vestito troppo stretto per la Strega. E’ forse più l’incapacità di rispecchiarsi in una squadra distante dalla sua gente il vero nocciolo della questione.

Quando il calore, il sostegno e anche la critica dei tifosi potrebbero valere più di un allenamento, si decide invece di portare la squadra lontano, come accaduto anche questa volta scegliendo Novara. Punizione o voglia di ritrovarsi sono concetti che stridono con le parole pronunciate in sala stampa dallo stesso Caserta: “Vi assicuro che c’è un gruppo di ragazzi eccezionali, me li tengo ben stretti perché stanno facendo qualcosa di bello”. Un gruppo, però, che proverà a regalarsi un’ultima speranza lontano dalla sua gente, da quel pubblico che ha sempre avvertito distante nell’arco della stagione. Il risultato è stato quello che davanti a quasi 7 mila persone (cifra toccata solo in trasferta al Tardini di Parma) le gambe si sono fatte di colpo pesanti e le ambizioni sono finite schiacciate sotto il fardello delle pressioni.

E’ questione di responsabilità, avere il sentimento di rappresentare un popolo portando addosso la maglia giallorossa. Manca, in parole povere, la volontà di abbattere quella sorta di muro erettosi tra squadra e piazza. Il volersi riconoscere e identificare in calciatori lontani dall’essere considerati idoli e beniamini di una tifoseria, considerati più che altro gente destinata a passare, a discapito del Benevento che rimarrà sempre, indipendentemente dalla categoria. A volte l’abbraccio o la critica da parte chi ama veramente quei colori può risultare forse più salutare di un ritiro tranquillo e ovattato, lontano dalle pressioni proprie del mondo del calcio. Quelle pressioni che possono spingere a dare qualcosa in più o che possono portare le gambe a tremare. Come successo, purtroppo, con la Ternana.