Benevento – Non ce ne voglia Giacomo Calò, ma il Benevento ha ritrovato il vero suo regista. Mattia Viviani ha impiegato 63 secondi esatti e soli tre tocchi per riprendersi il posto che gli spetta di diritto, lì a dirigere le operazioni nel centrocampo a tre di Fabio Caserta. Due scarichi semplici al compagno più vicino, poi la bordata di destro che non ha lasciato scampo a Grandi. Un colpo da tre punti e anche qualcosa in più, visto che il classe 2000 è reduce da ben quattro mesi di stop ed era alla sua prima apparizione in questo anno solare al Vigorito. Lo ha definito un sogno, questo rientro davanti ai suoi tifosi, ed è difficile dargli torto. Determinante alla prima occasione, incisivo anche nello svolgimento dell’azione che dopo il suo ingresso è apparsa meno compassata anche a Reggio, quando giocò una ventina di minuti con la massima autorità. Fabio Caserta ha candidamente ammesso che il rientro del lombardo è importante per consentire alla squadra di avere più dinamismo e alternative (“In questo momento ci serve un giocatore con le sue caratteristiche”) ma al tempo stesso vorrebbe evitare di forzare i tempi di recupero per evitare spiacevoli sorprese.
Sta di fatto che Calò a Cosenza non ci sarà perché squalificato e le opzioni sono risicate: a meno che il tecnico non voglia dirottare nuovamente Acampora in cabina di regia – operazione che peraltro non ha pagato dividendi ma ha solo finito per limitare gli inserimenti del suo giocatore più in forma -, al San Vito-Marulla dovrebbe toccare a uno tra Petriccione e Viviani, pronti a giocarsi una maglia. L’ex Lecce, a dirla tutta, non sembra trovare il gradimento del tecnico in cabina di regia; Caserta nell’undici titolare gli ha sempre preferito Calò (o lo stesso Acampora) se non per gli scampoli finali di partita. Ora che c’è Viviani la suggestione di un piccolo azzardo ci può stare. Lo stesso giocatore è parso cauto ma voglioso: “Non ho ancora né il ritmo partita né i 90 minuti nelle gambe ma se il mister mi chiamerà in causa sono pronto a rispondere presente”. La voglia di campo, del resto, è irrefrenabile.