NAPOLI – Questa volta, iniziando il suo consueto monologo del venerdì su Facebook “dalle cose belle e interessanti” – il nuovo Santobono a Ponticelli (“facciamo giganteschi investimenti negli ospedali”), la “buona tenuta” sul fronte Covid e Procida Capitale della Cultura (“che senza di noi non si sarebbe potuta fare”) – alla guerra, il Governatore in capo Vincenzo De Luca dedica ‘solo’ gli ultimi 20 minuti dei 38 che si prende per fare il solito punto della situazione, ormai denominato (a ragione) “oltre il Covid”.
Ribadisce la sua sostanziale linea di equidistanza quando ripete che “c’è un colpevole certo, la Russia. Ma nessuno è innocente”.
E soprattutto aggiorna il suo repertorio bellico sostenendo che con le sanzioni, tantopiù con l’embargo votato dal Parlamento Europeo, “rischiamo di portarci la guerra in casa”.
Eppure, sostiene De Luca, “il voto in Ungheria di domenica dovrebbe far pensare”. Orban, che è un autocrate e ha cancellato tutte le regole della democrazia liberale a Budapest, per il Governatore della Campania, ha vinto solo “perchè i cittadini ungheresi hanno la guerra davanti, sono andati a votare e lo hanno riconfermato perchè ha promesso la pace e la continuità delle attività produttive”.
Probabilmente, dopo i tweet di felicitazioni di Giorgia Meloni e Matteo Salvini e la telefonata di congratulazioni dello stesso Putin, quelle di De Luca sono le prime parole di apprezzamento che il teorico della democrazia illiberale e capo di Fidesz riceve da un leader politico occidentale.
Ma tant’è: a De Luca, l’esempio di Orban (al suo quarto mandato consecutivo, il quinto in assoluto) serve per rimarcare che, a proposito di sanzioni, il Governo italiano “è quello che grida di più: siamo i più oltranzisti”. Per lui, un paradosso. Tanto da auspicare “più prudenza” perchè “i toni sono esasperati, oltranzisti, allegri”.
Dipendesse da Palazzo Santa Lucia, quindi, l’embargo per il gas e il petrolio russo non verrebbe nemmeno preso in considerazione. “L’embargo sarebbe un nostro suicidio”, sostiene De Luca. Perchè, secondo il suo ragionamento, la crisi energetica si riverserebbe immediatamente sul mondo del lavoro “e noi ci ritroveremmo a che fare col problema del pane per i nostri lavoratori”.
“Per questo – è l’invito che arriva dallo streaming sotto la bandiera della regione Campania – cerchiamo di essere meno tifosi di questo o di quello e più tifosi dell’Italia”.