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NAPOLI – Né le scuole aperte anche il sabato sera, proposta avanzata dalla vicesindaca Mia Filippone (“in realtà dal Comune manca una vera regia“), né il progetto di Isaia Sales di affiancare alla famiglia di sangue una pubblica fin dai primi giorni di vita (“sociologia da strapazzo“), né l’idea di sottrarre ogni benefit economico alle famiglie che non mandano a scuola i propri figli. Nè quella, al contrario, di premiarle di fronte a un comportamento corretto.

All’associazione Per le Persone, alle scorse elezioni in campo nella coalizione di Gaetano Manfredi, non piacciono nessuna delle soluzioni che Palazzo San Giacomo sta studiando per i bambini a rischio di Napoli.
 
Da dicembre, mi pare che anche con la Chiesa di don Mimmo Battaglia il Comune non viaggi più in sintonia”, avverte Peppe Irace, segretario di Per.
 
Sarebbe meglio, quindi, che si fermassero per un attimo le cose, ci sedessimo tutti attorno allo stesso tavolo e mettessimo in campo un metodo capace davvero di coinvolgere tutti. Anche perché non si parte da zero. In questi anni qualcosa si è fatto. E’ stato valutato? Se andiamo avanti a testa bassa, si rischia di tenere aperte le scuole anche il sabato sera, ma senza sapere poi nemmeno che farci. Oppure, si rischia di spendere inutilmente qualche soldo per qualche progetto che inizia e finisce“.
 

Irace, assieme al presidente Nicola Campanile e i 7 consiglieri municipali di Per, così, ha firmato una nota al veleno nella quale, tra l’altro, si legge: “Il Patto Educativo è mettere davvero al centro i minori e le loro famiglie, è l’esatto contrario sia dell’assistenzialismo sia della ghettizzazione: tende una mano alle persone concrete in carne ed ossa, non a “categorie” che creiamo con una sociologia da strapazzo. Il Patto educativo parte dalle radici. E le radici sono le persone, non le teorie sociali per quanto condivisibili. O si parte dalle radici, per siglare questo Patto, o non ne vale la pena: non si tratta di fare esperimenti sociali con i soldi pubblici“.

Il Patto educativo è un grande test di sussidiarietà e democrazia partecipativa. Fondamentale è la regia di cui deve farsi carico l’ente pubblico: il Comune. Una regia che deve essere caratterizzata da uno sforzo di dialogo e ascolto precedente a qualsiasi impiego di risorse“. 

Infine, l’appello: “Ci si raccordi, ci si parli, ci si intenda su obiettivi e visione. Altrimenti non chiamiamolo “Patto per Napoli”: chiamiamolo “Facciamo qualcosa per Napoli”. Facciamo così: facciamo “reset”: facciamo un passo indietro, torniamo per qualche momento agli obiettivi essenziali e agli stili. Siamo ancora in tempo prima di alimentare confusione e disincanto“.