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A Benevento, la “disinformatia” ceppalonica sulla questione pini non ha limiti. Se dal 2019 si terrorizza la popolazione con la bufala degli alberi pericolanti, che invece stanno sempre lì, da oltre un anno si è giunti a due conclusioni: che le piante a rischio caduta – abbondando non poco – sarebbero 26 e non 352, mentre tutte le altre andrebbero sottoposte alle cure fitosanitarie contro la cocciniglia tartaruga.

Che cosa ha fatto il Comune?
“Nulla, se non arrampicarsi sugli specchi con Soprintendenza, uffici regionali e Procura per arrivare al consueto obiettivo: l’intera sostituzione funzionale al progetto di distruzione del Viale chiamato oggi Cittadella degli Uffici.  E così invece di fare il proprio dovere e curare, tutti i sistemi sono buoni per ottenere l’agognato taglio. Anche una presidente della Commissione Ambiente che, speculando sull’incidente accaduto sabato a Roma, non trova niente di meglio da fare che spacciare un leccio colpito da un fulmine per il solito pino killer abbattutosi su una turista, fortunatamente non in pericolo di vita. Da qui a prefigurare – non si sa in base a cosa – analoghe sciagure a Benevento è un attimo. Peccato che sarebbe bastato leggere meglio ad esempio quanto scrivono La Repubblica e il Corriere della Sera o anche semplicemente guardare le foto per rendersi conto che il pino in realtà era un leccio. Lo stesso leccio (Quercus Ilex) che – ironia della sorte – il super perito del Comune suggerisce per sostituire i pini. Per quanto, nel caso di specie, qualunque persona di buon senso anche se non di particolare cultura dovrebbe capire che si tratta del classico esempio di causa di forza maggiore, che esclude di per sé la responsabilità di chicchessia, e non di piante pericolose. A meno di non voler decretare a prescindere l’abbattimento di tutti gli alberi esistenti o di non voler sottoporre a perizia preventiva fulmini e saette a Benevento e in qualunque altra zona d’Italia. Ora, i casi sono tre: o la presidente Petrone non ha capito ciò che ha letto o non è in grado di distinguere un leccio da un pino oppure, com’è uso in regime mastellato, è stata stimolata a cogliere l’occasione per terrorizzare secondo la già abusata tecnica dell’albero che cade a Roma come preannuncio della caduta dei suoi simili beneventani. Se l’iniziativa fosse stata personale, al solo scopo di mettersi in buona luce agli occhi del suo dominus, sarebbe ancora più sconfortante. A questo punto però, che si tratti d’incapacità di comprendere ciò che si legge, di atteggiamento servile o semplicemente di scarsa sensibilità nei confronti del verde e dell’ambiente è evidente che la presidente Petrone non è adeguata al suo compito e per il bene della città in un sussulto di dignità dovrebbe dimettersi”.

Infine un’ultima considerazione: apprendiamo che il sindaco viandante, in un eccesso di spirito democratico e da competente della materia, ha etichettato come cialtroni i rappresentanti dei comitati, insistendo sulla solita litania del risultato elettorale che impedirebbe in sostanza ogni forma di critica al suo operato. Il fatto di aver vinto le elezioni e di avere la grande responsabilità di governo della città impone ancor più alla maggioranza e al suo capo di avere rispetto per tutti i cittadini, compreso chi la pensa diversamente, anche attraverso una comunicazione seria, veritiera e civile nei toni. 

4/4/2022

Comitato “ Giù le mani di Pini”
Luca Colatta   
Francesco Di Donato

                                                                             

Movimento “Città Verde”
Carmine De Gennaro       
Abner De Japinis