NAPOLI – I numeri li ha ben evidenziati Marina Cappitti di Repubblica nei giorni scorsi: su 68 donne candidate alle ultime elezioni metropolitane, ben 60 sono uscite dalla competizione con 0 voti: nemmeno loro si sono votate. Una ciliegina su una torta già indigesta se è vero che, in consiglio comunale, su 40 consiglieri, solo 9 sono donne e in quello regionale, su 50 membri, solo 8 sono del gentil sesso.
Graziella Pagano, coordinatrice di Italia Viva a Napoli, fa politica da sempre. E spiega perchè qualcosa non va: “Non va perchè le donne fanno poca politica, intesa come battaglia politica, in primis, all’interno dei loro partiti. Per questo non assumono ruoli di leadership, non riescono ad emergere: tranne poche e lodevoli eccezioni, sono sempre confinate nel ruolo di reggicoda del potente (maschio) di turno”.
Se Mario Draghi non ha potuto fare altro che compiacersi osservando, circa un anno fa, che “negli ultimi 15 anni abbiamo registrato il tasso di crescita più alto d’Europa per quanto riguarda il numero di donne presenti nel Parlamento: nel 2004, rappresentavano solo il 9,9% del numero totale di parlamentari, oggi invece il 35,8%”, significa che la situazione generale non si discosta tanto da quella napoletana.
Ma questo, non impedisce a Graziella Pagano di rimarcare come Napoli abbia avuto storicamente una forte impronta femminile anche in politica.
“Appunto, quando si è fatta politica: dalle battaglie per il pane al colera, dalla scuola nei quartieri di periferia alle stesse lotte per il lavoro dei disoccupati: quante donne sono state in prima fila…”.
Giusto dieci giorni fa, è venuta a mancare una di loro: Anna Brandi, per tutti Nanà di Secondigliano. “Ecco, appunto: Nanà, con la sua battaglia per la dignità e per le case del suo quartiere, ha molto da insegnare a chi oggi dichiara quasi fatalmente che nemmeno lei si è votata perchè chiamata solo a fare da riempilista: un favore a chi, evidentemente uomo, ha chiesto loro di candidarsi. Ma se volevano dare semplicemente una mano, lo potevano fare dall’esterno, no? Dovevano per forza candidarsi? Dovevano per forza avere quest’atteggiamento così poco dignitoso?”.
Ad ascoltare le motivazioni delle “zerovoti”, secondo Pagano, si ha l’impressione di tornare indietro di decenni nel percorso di emancipazione femminile. “Anche perchè – osserva l’ex parlamentare di lungo corso – è preoccupante percepire come le donne non sappiano fare autonomamente rete tra di loro, creare rapporti all’interno dei partiti per rivendicare una giusta rappresentanza e mettere all’ordine del giorno le vere problematiche femminili”.
Fino a un certo punto, poi, sempre secondo la coordinatrice di Italia Viva, possono valere escamotage elettorali come, ancora in questi giorni, hanno avanzato un po’ tutte: da Valeria Valente, parlamentare e presidente della commissione d’inchiesta sul femminicidio, a Emanuela Ferrante, assessore comunale alle pari opportunità, da Iris Savastano, consigliera di Forza Italia, a Enza Amato, presidente dell’assise della sala dei Baroni.
Certo, anche in politica, ci sono donne e donne: “Ma i tacchi 12 senza battaglie politiche, buone solo ad assecondare il capo di turno servono a poco – avverte Pagano. Voglio proprio vedere quante, tra un anno, saranno candidate in Parlamento”.