“Come se in 100 o 150 giorni, che è un limite puramente convenzionale, giornalistico, buono per farci un titolo, si potessero davvero cambiare le cose”.
E quindi, Gaetano Manfredi, il sindaco attuale, quando ha avuto lui il microfono acceso, ha avuto strada spianata per l’affondo: “In 150 giorni si vendono i detersivi”, ha detto. Non esattamente ciò che ha in mente un primo cittadino che partecipa alla presentazione di un volume che proietta Napoli nel 2050, insomma.
Manfredi, infatti, subito ha puntato il suo intervento sull’importanza della pianificazione: “Se io sarò il sindaco della chiusura dell’anello della Linea 1 della Metropolitana, lo dovrò a chi l’ha immaginata negli anni Ottanta”, ha detto a un certo punto.
“Il punto – ha rilevato il primo cittadino – è che è facile parlare di Napoli, più difficile è rifletterci sopra. Siamo bravi a discutere, ma non poi a fare delle scelte: mandiamo sempre il pallone in tribuna quando arriva il loro momento”.
Un esempio? “Bagnoli è la non-scelta per antonomasia. Mentre noi ne abbiamo parlato, a Milano si è fatto l’Expo e ora anche il post-Expo. Ma io, essendo ingegnere, ancora oggi qui non riesco a decidere perchè continuo a non capire tutte le cose. La bonifica a mare, ad esempio: si può fare? Come? E a che costo? Nessuno sa rispondere a queste domande. Ma, intanto, noi non possiamo rimanere sempre immobili. Come nel caso anche del centro storico dove l’organizzazione del territorio viene decisa dal caso o dalla speculazione dei b&b e delle friggitorie: l’esatto contrario di quello che serve”.
Per Manfredi, quindi, la prima cosa che la sua amministrazione deve fare per cambiare davvero le cose in maniera strutturale, è caratterizzarsi con un pensiero lungo. Il che significa “programmare”. Anzi, trovandosi nell’aula magna di Palazzo Gravina, “pianificare” suona ancora meglio. E va da sè che, se finalmente lo potesse fare con la firma del Patto per Napoli che garantisce alla città 1,2 miliardi di euro (di cui il sindaco, nonostante “l’economia di guerra”, si dice comunque sicuro), sarebbe tanto meglio.
Tutto questo, comunque, per non ritrovarsi più nelle condizioni in cui oggi si devono gestire anche i rifiuti: altro punto dolente toccato dal primo cittadino per chiarire gli errori che ha ereditato dal passato e le reazioni a un cambio di rotta che vorrebbe impostare: “Non vi dico per la prima cosa che ho deliberato: l’impianto di compostaggio (a Ponticelli, ndr). Mica lo facciamo in piazza del Plebiscito?! E comunque Napoli non può continuare ad utilizzare la sua provincia come discarica”.
E insomma. Per tutto occorre un piano: “Per questo – ha rincarato Manfredi pensando al titolo su Bassolino fatto presente da Adinolfi – E’ divertente il fatto dei 150 giorni, dopo che per 10, 20 anni non si è fatto nulla”.
Per il Manfredi-pensiero, quel “nulla” è “la politica-spot”.
“Al contrario, noi magari non risolveremo tutti i problemi, ma vogliamo pianificare grandi opere di trasformazione, con una visione internazionale della città rivolta, in primis attraverso il mare e il porto, al Mediterraneo”.
Musica per le orecchie di Attilio Belli, il curatore di “Napoli 1990-2050” e di buona parte dei co-autori del libro. “Da voi – ha detto Manfredi in conclusione – continuerò ad aspettarmi molti suggerimenti. Io non credo all’uomo solo al comando: nessuna amministrazione, da sola, è stata capace di cambiare una città. Un’amministrazione può solo catalizzare, coordinare, guidare un cambiamento che arriva da una società coesa. Che non vuole dire votata all’unanimismo. Ma costruttiva, sì”. Parola di pianificatore.