Salerno – “Apprendo con piacere che il comandante dei carabinieri di Battipaglia, che ha condotto in modo impeccabile le indagini sul caso di Pontecagnano Faiano, sia intervenuto sulla vicenda della foto scattata ad Alfredo Erra, seduto ed ammanettato, in un luogo che, al di là di ogni ragionevole dubbio, appare essere un ufficio in cui operano le forze dell’ordine. Caserma, comando, commissariato? Il nocciolo della questione non cambia. Chi ha scattato e diffuso quella foto e perché? Per quale motivo alcuni organi d’informazione l’hanno divulgata? Il comandante dei carabinieri di Battipaglia ha fatto bene a metterci la faccia e per questo ho deciso di replicare a lui. Ma non mi spiego il silenzio assordante da parte di prefettura, Procura della Repubblica e forze dell’ordine in generale e ribadisco la mia posizione: chi ha diffuso quella foto – attuale o di repertorio – e l’ha pubblicata su quotidiani, siti web o social, dovrebbe fare un ripasso di deontologia professionale. Queste pubblicazioni sono infatti illegittime e proibite anche dall’articolo 8 del codice deontologico dei giornalisti, in base al quale non è possibile riprodurre immagini di persone in stato di detenzione senza il loro consenso”.
Così Mario Polichetti, vice coordinatore regionale, replica alle critiche ricevute in merito alla decisione di condannare la scelta di divulgare e pubblicare quella foto di Alfredo Erra, l’assassino della giovane Anna Borsa, vittima di femminicidio a Pontecagnano Faiano.
“Avevo messo in conto le critiche contro il racconto ‘mainstream’ di questi giorni. Sia chiaro: auspico che Erra riceva una pena esemplare per aver stroncato a sangue freddo la vita di una donna nel fiore degli anni. Ma siccome non siamo bestie, dobbiamo condannare il suo gesto con fermezza ma con civiltà. La verità è che Erra ora è il capro espiatorio di tutti, anche del nostro sistema giudiziario e di chi ci governa. Si scatenò un putiferio quando, nell’estate del 2019, venne divulgata la foto di uno dei ragazzi americani, con gli occhi bendati durante un interrogatorio, accusato di aver ucciso il carabiniere Mario Cerciello Rega a Roma. Il militare che divulgò la foto – su pressione delle autorità americane e per evitare un caso diplomatico – venne trasferito a stretto giro in un reparto non operativo dell’Arma. Così come il questore di Agrigento, Rosa Maria Iraci, avviò un’indagine interna per individuare i responsabili dello scatto e della divulgazione di una foto segnaletica, sempre nel 2019, di Carola Rackete, la comandante della Sea Watch 3, mentre era seduta durante la procedura di fotosegnalamento, con un agente di polizia in piedi accanto a lei, negli uffici della Guardia di Finanza di Lampedusa. Adesso ditemi: cosa cambia con il caso di Pontecagnano Faiano? Alfredo Erra non gode della protezione dei poteri forti e dunque deve essere umiliato anche se ha commesso una cosa assurda e ignobile? Da medico, in primis, continuo a ribadire che ci sia bisogno di umanità ed empatia. Anche quando un uomo entra in un salone di bellezza ed ammazza una ragazza di 30 anni. Erra deve pagare, ma non così. Altrimenti stracciamo la Costituzione e non dichiariamoci una società democratica. Al comandante della compagnia dei carabinieri di Battipaglia rinnovo i miei complimenti, auspicando che continui a combattere l’illegalità del nostro territorio. Da Procura, prefettura ed Ordine dei giornalisti, invece, aspetto ancora risposte. Dai finti moralisti, invece, non mi aspetto nulla. Ecco perché sulla vicenda non interverrò più”.