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NAPOLI – Mimmo Annunziata: per 43 anni capo ufficio stampa del Comune di Napoli, al secondo giorno da pensionato. Cosa sta facendo?

“Un comunicato stampa per l’associazione sportiva di mio figlio Livio: lui e i suoi compagni, mentre reclamano un posto per svolgere la loro disciplina, il surfskate, hanno promosso una iniziativa solidale per l’Ucraina”.
 
Ha ragione Ciro Fusco, storico fotografo dell’Ansa: lei è il “Mimmortale”.
 
“Di immortale c’è solo la genialità di Ciro Fusco”.
 
Però…
 
“Mio figlio ha detto: ‘Papà, ora finalmente sei libero’. E ora gli sto dando una mano”.
 
Finalmente.
 
“Prima avevo una retrosia etica: non volevo che passasse lui per privilegiato e io in conflitto di interessi. Ora, non essendo più in servizio, mi sento più libero”.
 
Bella la vita da pensionato.
 
“Ho ricevuto circa 1600 messaggi: una marea di affetto e stima che mi emoziona, al di là del dato professionale, per il riconoscimento che sto avendo sotto l’aspetto umano. Per questo sto cercando di rispondere personalmente a tutti evitando di mandare solo faccine”.
 
Tredici sindaci, cinque presidenti del consiglio comunale, 4 commissari prefettizi: ha maturato numeri importanti.
 
“Un pò è un lavoro che mi sono inventato. Nel 1981, a 24 anni, vinsi il consorso al Comune come funzionario, ma ero già giornalista e chiesi di fare l’ufficio stampa”.
 
E che le risposero?
 
“Alcuni lo scambiavano ancora per l’ufficio stampati”.
 
Erano gli ultimi mesi di un sindaco mitico: Maurizio Valenzi.
 
“E al Comune non c’erano nemmeno le telescriventi. Mandavamo i comunicati alle redazioni dei giornali a metà mattina e a metà pomeriggio sigillati in buste che affidavamo a due vigili urbani che salivano in sella alle loro motociclette”.
 
L’età giurassica della comunicazione.
 
“Fu il “prefetto di ferro” Giuseppe Conti, quello dei moti di Reggio Calabria, subito dopo la fine dell’amministrazione Valenzi, a rendere l’ufficio stampa più strutturato. E fu lui a mandarmi lì”.
 
Il segno del destino.
 
“Il giornalismo è stato sempre la mia passione. Fin da quando dovetti mentire sulla mia età per cominciare a scrivere qualcosina di sport al Roma. Avevo 17 anni e rubavo il mestiere, come si dice”.
 
E come si fa.
 
“Moltissimi messaggi che sto ricevendo oggi mi chiedono: Ti ricordi la prima volta che ci siamo conosciuti?
 
Lei se le ricorda tutte.
 
“Proprio perchè io il mestiere l’ho dovuto rubare, ho sempre cercato prima di tutto un rapporto personale con chi veniva a bussare alla mia porta, trattando tutti allo stesso modo: al di là della testata che rappresentavano. Credo che oggi, dalle grandi firme in giù, mi venga riconosciuto questo”.
 
Una soddisfazione.
 
“Dopo che ho lavorato anche 16 ore al giorno, sabato e domeniche incluse. Ma evidentemente è stato un percorso costruttivo”.
 
Oggi lavorano circa una ventina di persone per la comunicazione di giunta e consiglio comunale, anche col sito web.
 
“E negli anni, poi, ho voluto anche che il Comune si aprisse con gli stage: ne ho seguiti almeno una cinquantina di stagisti. La metà scrive regolarmente, anche se qualcuno voleva fare il tassista”.
 
Oggi, però, la chiamano tutti.
 
“Anche coloro i quali hanno preso altre strade perchè, bontà loro, riconoscono che è stata un’esperienza formativa per imparare a coltivare comunque le relazioni: cosa che serve non solo per fare il giornalista. Ma anche per aprire una libreria o per lavorare a Washington”.
 
Napoli gode di buona stampa?
 
“Napoli è una città difficile da raccontare: richiede un impegno costante, altrimenti si rischia di cadere nella retorica della pizza e del mandolino”.
 
Come siamo messi?
 
“Tantissimi in città lavorano seriamente. Lontano da Napoli combattiamo contro una visione tante volte ancora stereotipata: un male antico”.
 
Dal suo punto di osservazione quando ha fatto più male?
 
“Negli ultimi dieci anni: mentre avevamo un boom turistico, su Google, il nome di Napoli continuava ad essere accompagnato anche dalla criminalità e da altre cose negative”.
 
Il suo sindaco preferito è stato de Magistris.
 
“Di de Magistris sono stato anche portavoce, ma anche con lui ho avuto le mie belle discussioni. Come con un sindaco del pentapartito che mi accusava di stare sempre dalla “loro parte”: vale a dire quella dei giornalisti, non di quella degli amministratori. Voleva essere un rimprovero, ma per me era un riconoscimento”.
 
Chi ha avuto il carattere più fumantino?
 
“Chi non capiva che poteva passare solo una cosa notiziabile”.
 
Chi ha segnato un cambio della comunicazione?
 
“Bassolino e de Magistris: due protagonisti assoluti della scena mediatica”.
 
Lei è stato dietro alla macchina del cosiddetto ‘Rinascimento napoletano’.
 
“Gli anni Novanta, col G7, hanno segnato un salto di qualità della comunicazione. Ricordo anche la conferenza stampa di Berlusconi del 1994, quella dell’avviso di garanzia in contemporanea. Diciamo che, da allora, abbiamo giocato un altro campionato. E io sono stato nella squadra”.
 
Oggi che squadra occorrerebbe per l’informazione napoletana?
 
“C’è sempre uno spazio da coprire. Un campionato da giocare. La comunicazione, poi, è cambiata tanto: penso alle immagini. Una foto di Ciro Fusco, ad esempio, può valere un pezzo di 80 righe, lui che si è sempre lamentato degli scatti dei telefonini che finiscono sui giornali. E poi ci sono tante storie”.
 
Rimanendo in tema, quella dell’ultimo scatto che la ritrae a San Giacomo, ad esempio.
 
“Di Velia Cammarano. E pensare che l’ho pescata da un altro ufficio del Comune: una sua foto è stata scelta da Poste Italiane per un francobollo che rappresenta la ripartenza post-Covid”.
 
La cosa di cui è più orgoglioso.
 
“Il sito e la web tv del Comune di Napoli. All’epoca della Iervolino volevano esternalizzare il servizio per le dirette del consiglio comunale. Napoli, invece, è stata la prima grande città ad offrirlo grazie al personale interno. Risparmiando, quindi, 80 mila euro l’anno”.
 
Prima o poi scriverà un libro.
 
“Ma non sui retroscena politici. Chi fa il lavoro che ho fatto io deve mantenere la riservatezza”.
 
E allora?
 
“Magari metterò a disposizione la mia mailing list e la mia rubrica telefonica. Ma a una condizione: che si sia un progetto all’altezza”.
 
Intanto, la prima cosa che ha letto stamattina.
 
“La rassegna stampa”.