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Gli ultimi agguati in Valle Caudina potrebbero rientrare nella nuova strategia dei clan per raccogliere l’eredità dei Pagnozzi. Non ci sono corrispondenze dirette ma, secondo quello che ha raccolto l’Ansa, valutando fascicoli, biografie e parentele delle persone coinvolte, sarebbero contenuti nello stesso perimetro gli agguati che in Valle Caudina hanno provocato, sabato pomeriggio, la morte di Nicola Zeppetelli, 40 anni, titolare di un circolo ricreativo a Cervinara (Avellino), e l’11 febbraio scorso a San Martino quello in cui rimase gravemente ferito Fiore Clemente, 60 anni, considerato dagli investigatori un esponente di primo piano negli anni ruggenti del clan Pagnozzi, il sodalizio criminale che per decenni ha imperversato in Valle Caudina.

Entrambi i fatti di sangue incrocerebbero gli interessi di nuovi clan, in particolare il clan Massaro della provincia di Caserta, a raccogliere l'”eredità” del declinante clan che conobbe il suo periodo di massima espansione nei primi anni Ottanta, quando a guidarlo era Gennaro Pagnozzi, detto ‘o Giaguaro, morto nel 2016 per infarto dopo una udienza in tribunale. In pratica, secondo gli investigatori, si sarebbe aperto lo scontro tra esponenti collegati fino a ieri, direttamente o indirettamente, al clan Pagnozzi che oggi sono in lotta tra loro per assumere posizioni di guida anche con il sostegno del clan Massaro. Non a caso la villetta di Arienzo (Caserta) dove ieri pomeriggio sono stati catturati dai carabinieri Alessio Maglione, 27 anni, ritenuto l’autore materiale dell’omicidio di Zeppetelli, e Giuseppe Moscatiello, il 22enne considerato suo complice, è di proprietà di un uomo molto vicino all’ex capozona del clan Massaro, Michele Rivetti, a sua volta patrigno di Maglione, che sta scontando una condanna a trent’anni di reclusione per l’omicidio, avvenuto nel 2011, di Elisa Affinita, 40 anni, madre del presunto killer di Zeppetelli.

In mattinata, presieduto dal prefetto di Avellino, Paola Spena si è tenuto il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, al quale hanno partecipato il sottosegretario all’Interno, Carlo Sibilia, e il procuratore capo di Napoli, Giovanni Melillo. Il prefetto, insieme al sottosegretario, si sono successivamente recati a Cervinara e San Martino Valle Caudina per incontrare i sindaci, Caterina Lengua e Pasquale Picone. Oltre a sottolineare il “disorientamento” delle loro comunità per i gravi fatti di sangue verificatisi negli ultimi otto giorni, hanno chiesto il rafforzamento degli organici delle forze dell’ordine sul territorio e maggiore sinergia tra le istituzioni locali e il governo.