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Benevento – La sconfitta, il ritiro, le riflessioni. Oltre i musi lunghi, l’umore inabissato e la rabbia feroce si fa strada il cinismo dei numeri. Negli ultimi cinque turni sono state addirittura in sedici a raccogliere più punti del Benevento. E ancora: nessuna ha fatto peggio. La Strega, insieme a Spal, Cosenza e Crotone, ne ha messi nel borsone solo 3 dei 15 potenziali. Parlare di crisi, per una squadra con una rosa piena zeppa di campioni per la categoria, è persino limitativo. 

La zona play off è intasata, le dirette concorrenti hanno messo la freccia e le outsider si stanno leccando i baffi. Il Cittadella è una di queste. Rivoluzionata un anno si e l’altro pure, l’estate scorsa la squadra veneta ha cambiato anche guida tecnica dopo la meravigliosa era Venturato. Il successo nel derby con il Pordenone l’ha rilanciata, battendo il Benevento completerebbe un sorprendente sorpasso con ampie probabilità di estromettere la Strega dalla zona play off, dal momento che il Perugia – autore dell’aggancio in classifica giusto due giorni fa – negli ultimi tempi non perde un colpo (tre vittorie consecutive). 

I numeri mentono raramente, le prestazioni mai. E quelle del Benevento, inframezzate da qualche raro barlume di illusoria speranza, galleggiano tra l’insufficienza e la mediocrità da almeno un mese. La vittoria di inizio anno contro il Monza è solo un ricordo perduto nel tempo. Dal pari esterno con la Spal la Strega non si è più ripresa. Ha fatto poco o nulla per avere la meglio del Parma e ha perso malamente ieri contro l’Ascoli. In trasferta è stata malmenata ad Alessandria non sfruttando due match point succulenti a Lecce, in un primo tempo buttato via come un fazzoletto sporco.

Il pari del Via del Mare era stato accolto con positività, forse eccessivo ottimismo. Sarebbe stato un buon risultato solo se valorizzato da una successiva, convincente, vittoria interna. Non soltanto l’ipotesi non si è verificata, ma è stata soppiantata dal suo esatto opposto, una mortificante sconfitta senza appello. Sempre in ritardo sulle seconde palle, carente di iniziative a centrocampo, lezioso in zona gol, il Benevento nella ripresa ha fatto solo il solletico ai marchigiani, a cui sono bastati i principi basilari dell’organizzazione tattica per portare a casa i tre punti.

Tra gli hashtag da bar, quelli del giorno dopo, i più citati dai tanti appassionati (anche se sui gradoni i presenti erano meno di duemila), oltre a #Caserta #Vigorito e #Ritiro c’è #Forte. Povero lui, combatte contro i mulini a vento e il fantasma di chi, fino a ieri, risultava innominabile negli ambienti del club: Gianluca Lapadula. La situazione legata al peruviano, ancora capocannoniere malgrado non giochi dallo scorso anno, è la fotografia di una Strega che non riesce ad andare oltre il campo. Di un Benevento che non conquista, non trascina, non coinvolge e non ha l’appeal che pure il suo organico dovrebbe garantire. E’ una squadra da montagne russe: capace di esaltare quando vuole ma solo per un tempo limitato, finché non viene risucchiata nel buco nero di una perdurante crisi d’identità.