La Corte di Assise di Napoli (presidente Cristiano) ha assolto perché “incapace di intendere e volere al momento del fatto”, F.C., 34 anni, reo confesso del raccapricciante omicidio della madre avvenuto la notte tra 22 e il 23 novembre 2020 a Torre del Greco, in provincia di Napoli. Il Giudice ha emesso nei suoi confronti una misura di sicurezza della durata minima di 10 anni che F.C. dovrà trascorrere in una residenza (rems) attrezzata per la cura delle sue patologie.
Dopo essere stato in carcere, sulla base di una perizia psichiatrica, il 34enne è stato trasferito in una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza dove tuttora si trova sotto controllo medico. F.C. assassinò la madre, con ben 157 colpi di cacciavite inferti al capo, perché, come lui stesso ha riferito agli inquirenti e poi anche al giudice, a causa delle allucinazioni: (“…mi dispiace mamma… – disse agli inquirenti – avevo le allucinazioni e sono impazzito… vedevo granelli bianchi e sentivo voci che urlavano, nella pazzia ho preso il cacciavite. Ora queste cose non le vedo più e le urla fastidiose non se sento più…”). Secondo quanto emerso dalle indagini, in quel periodo, particolarmente duro a causa dell’emergenza pandemica, il 34enne smise di recarsi nel centro di igiene mentale dov’era in cura e di assumere i farmaci che gli erano stati prescritti. Ma, come sottolineato da alcuni testimoni, faceva abuso di droghe sintetiche e alcol. Un’abitudine presa quando aveva appena 15 anni a seguito di una delusione d’amore e dalla quale non è mai riuscito a uscire. “Si tratta di un giovane che ha indubbiamente grosse responsabilità – dice il legale del 34enne, l’avvocato Marialaura Masi – ma che, a sua volta, è una vittima della sua malattia e dell’abbandono da parte dell’istituzioni le quali lo hanno lasciato solo davanti alle sue gravi problematiche psichiatriche”.